I contributi di bonifica ammontano, in tutta Italia, a oltre 362 milioni di euro (dati 2006). Circa un terzo di questi tributi (147 milioni) è pagato da proprietari di casa. Vi sono regioni nelle quali la partecipazione dei proprietari non agricoli raggiunge cifre e percentuali di tutto rispetto: quasi 15 milioni di euro in Lombardia (il 28% del totale dei contributi), oltre 7 milioni in Campania (il 37%), ben 36 milioni nel Veneto (il 38%). In una piccola regione come lUmbria i contribuenti urbani versano poco meno di 3 milioni di euro (il 45%). In Liguria i proprietari non agricoli pagano in valori assoluti una cifra limitata (400mila euro), ma che rappresenta il 54% del totale. Due situazioni, infine, particolarmente pesanti sono costituite da Emilia e Toscana. In Emilia la proprietà urbana versa ai Consorzi quasi 50 milioni di euro (il 47%), mentre in Toscana la cifra è minore (24 milioni), ma costituisce addirittura più dei due terzi dellonere complessivo.
Come giustificano i Consorzi di bonifica questa estensione dei contributi? Asserendo che gli immobili colpiti ricevono un beneficio dai lavori di bonifica. Sia la legge che regola la bonifica (risalente al 1933, regio decreto 215), sia lampia giurisprudenza interpretativa emanata in tema di contributi (ai massimi livelli, con sentenze plurime della Cassazione, anche a sezioni unite) sono però molto rigorose in tema di natura del beneficio. Deve essere diretto e specifico e, soprattutto, deve tradursi in un incremento del valore dellimmobile sottoposto a contributo. È comunque illegittima limposizione per opere che non sono comprese nellelenco della legge Serpieri, ma vengono realizzate sulla base di compiti nuovi, che i Consorzi si sono assunti da sé o che sono stati ad essi affidati dalle Regioni. In realtà, la riserva di legge in tema di prestazioni patrimoniali (Costituzione, art. 23) non consente di pretendere contributi senza che sia una legge a prevederle.
*presidente Confedilizia
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