Onorevole Massimo Bitonci, lei è ancora sindaco di Cittadella, provincia di Treviso, da dove partì la rivolta dei sindaci leghisti sul tema sicurezza. Da quell'osservatorio, che cosa pensa di una possibile sanatoria per le badanti?
«Dico che anzitutto mi preoccupa molto soprattutto "l'effetto annuncio" scatenato da chi sta solo ventilando la possibilità di una sanatoria».
Effetto annuncio in che senso?
«Che sono certo che in queste ore, in posti come per esempio la Moldavia, ma in tutto l'Est Europa, c'è già chi sta facendo le valigie per venire qui in Italia alla ricerca di una sistemazione definitiva».
Le avevo chiesto un punto di vista come sindaco...
«Appunto. È infatti già da un po' di tempo, come primo cittadino, che mi trovo la sala d'attesa piena di nostra gente che mi viene a chiedere un lavoro, un qualsiasi lavoro, anche umile, di tipo manuale. O un consiglio di come trovarlo. In 15 anni di esperienza amministrativa non avevo mai visto un simile fenomeno, e sono per davvero preoccupato».
E lei che fa, che cosa risponde?
«Cerco di far comprendere che non è infatti più tempo, nemmeno dalle nostre parti, di fare gli schizzinosi, che non possiamo avere una società di avvocati e commercialisti. E che se una donna è rimasta senza lavoro, oppure deve aiutare il marito finito in cassa integrazione, anche il lavoro di badante, o quello delle pulizie, in casa di gente come loro, non è un'ipotesi da scartare. Il lavoro non è mai sporco».
Insomma, prima i nostri cittadini e poi gli altri anche in questo campo, slogan del resto vincente della Lega?
«Non è uno slogan, è una realtà che nasce da una constatazione. Si stanno aprendo spazi per la nostra gente anche nel settore dell'assistenza a domicilio, o negli ospedali che in questi anni si sono riempiti di infermieri stranieri. Serve un messaggio in tal senso».
Ovvero?
«Il messaggio che vorrei lanciare è che prima di parlare di sanatorie, oltretutto nemmeno facili da mettere in atto, si pensasse ai nostri uomini e donne. Poi, magari, si preveda un numero residuale per gli stranieri, riservando un trattamento di favore per esempio a chi era rimasto tagliato fuori dalle quote precedenti».
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