«Un contro referendum. Per cancellare il precedente e riscrivere la storia recente della mobilitò milanese» annuncia Giulio Gallera, consigliere del PdL. Tradotto. Ecopass, o meglio la nuova «Area C», come è stata battezzata la congestion charge, che entrerà in vigore il 16 gennaio. A soli tre giorni dall’approvazione della delibera che ha portato alla nascita della tassa di ingresso nella Cerchia dei Bastioni si scatenano le polemiche e le iniziative di contrasto. A proporre il referendum il Pdl che ha intenzione di fare guerra all’«area C» con tutte le armi che ha a disposizione. «Con la petizione on line che abbiamo lanciato nei giorni scorsi - spiega il capogruppo a Palazzo Marino Carlo Masseroli - ci siamo resi conto del sommovimento popolare che ha scatenato l’approvazione della congestion charge. Ci sono arrivate in pochi giorni centinaia di mail di milanesi furibondi. Da qui abbiamo deciso di intraprendere due percorsi paralleli: una class action e la raccolta firme per il referendum abrogativo dell’«Area C».
L’idea della class action, o meglio del ricorso al Tar collettivo, fa da catalizzatore della rabbia dei residenti del centro, che considerano illegittimo dover pagare per tornare a casa - nonostante abbiano votato in massa sì al quesito sui ecopass (82,9% contro 79,12% del resto della città)- e di quei lavoratori costretti a entrare in centro con l’auto. Nel giro una decina di giorni partirà l’azione legale, dopo che il pool di avvocati consultati dal PdL ha confermato la validità del ricorso.
Intanto ieri gli azzurri hanno presentato un ordine del giorno in consiglio comunale per chiedere l’esenzione del pagamento del super Ecopass a tutti i milanesi - un altro modo insomma, per chiedere l’annullamento del provvedimento - e fasce orarie di accesso gratuite per i lavoratori dell’hinterland. E mentre il radicale Marco Cappato ha dato il via alla sciopero del voto finché la giunta non si pronuncerà sul contenuto dei 5 referendum ambientali, come prescrive il regolamento, il PdL si prepara a raccoglie le firme per lanciare un referendum. L’articolo 15 del regolamento comunale per l’Attuazione dei diritti della partecipazione popolare prevede che si possa indire un referendum per cancellare una delibera di giunta entro 120 giorni dalla sua approvazione. Per poterlo proporre servono le firme del 3% degli elettori 5000 - contro le 15mila necessarie per i referendum ambientali - e per potere essere valido deve ottenere il voto del 40 per cento degli elettori. L’amministrazione avrebbe 180 giorni per indire la consultazione: di fatto, i milanesi potrebbero arrivare a decidere direttamente sulla prosecuzione o la fine della nuova «area C» nell’autunno dell’anno prossimo.
I referendum cittadini si sono già tenuti il 12 e 13 giugno, la principale obiezione. «È vero ma i 370mila milanesi non hanno votato il testo della delibera, ma un quesito generale. Forse solo ora i cittadini si sono resi conto dell’inutilità di questo provvedimento, che come insegna l’esempio londinese - spiega Masseroli - è inutile contro lo smog, ha ridotto il traffico in maniera risibile, solo del 7%, ed è costato quasi quanto le entrate».
Intanto nel week end si potrà votare contro Ecopass anche nei 50 gazebo della Lega.
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