Luca Moriconi
No, lAtm proprio non ci sta. Lazienda dei trasporti pubblici milanesi non accetta di giocare la parte degli sprovveduti, specialmente in un periodo in cui prendere la metropolitana è diventato un incubo per i cittadini. Quei sistemi di videosorveglianza di cui si è detto tutto e niente, sono efficienti, funzionanti, «regolarmente mantenuti e consentono di svolgere in modo continuativo lopera di prevenzione».
Sono arrabbiati allAtm e non lo mandano di certo a dire: «In un momento delicato come questo - si legge in un comunicato diffuso ieri - le dichiarazioni di alcune componenti sindacali apparse sulla stampa e tendenti a dimostrare una mancanza di attenzione dellazienda verso il problema sicurezza, sono dettate da un incomprensibile atteggiamento ispirato dalla generica volontà di incrementare il numero dei dipendenti». Traduzione: puntare cioè a nuove assunzioni. Perché è proprio questa una delle accuse mosse dalla Fit Cisl guidata da Dario Balotta: aver ridotto il numero degli addetti alla sicurezza (da 80 a 36) ma, soprattutto, aver installato telecamere incapaci di registrare quello che spiano. Dei 1.500 occhi elettronici presenti nella rete metropolitana, solamente una parte - secondo il sindacato legato a Savino Pezzotta - è in grado di memorizzare le immagini. Il resto è tutta apparenza. «Indicazioni imprecise e dichiarazioni di ipotetici malfunzionamenti e carenze, evidenziano come vi sia la totale assenza della comprensione del problema e della sua delicatezza - continua la nota Atm -. Le indicazioni del numero, della dislocazione e della tipologia dei sistemi tecnologici, le funzioni che sono in grado di svolgere e il presidio delle infrastrutture con la sorveglianza itinerante attuata, sono dati sensibili che Atm tiene riservati e non diffonde al di fuori dei canali delle forze dellordine». Ovvero: comunicare a tutti dove sono, quante sono e come funzionano le nostre misure di sicurezza, equivarrebbe a consegnare la rete suburbana in mano ai malintenzionati di ogni risma.
Ma cè di più: a smentire le accuse di scarsa attenzione dellAzienda guidata da Bruno Soresina al problema sicurezza, ci pensano i fatti, anzi gli uomini: quelli del «Nucleo tutela del trasporto pubblico», trenta addetti che vigilano attentamente sui cittadini. Sono agenti riconoscibili perché indossano la stessa uniforme dei ghisa: stivali, camicia azzurra e pantaloni blu. Girano in squadre di 2 o 3 guardie e controllano superficie e passaggi sotterranei. Una squadra voluta in tempi non sospetti dal presidente dellAtm e dal sindaco di Milano Gabriele Albertini. «Sono uomini addestrati - ricordano dalla sede di viale Monterosa - pronti a intervenire in qualsiasi caso di emergenza».
Poi lo sfogo, duro e diretto: «Cè un lavoro imponente, continuo e silenzioso per la tutela dei cittadini, dei mezzi e delle strutture. Con questi interventi sullinadeguatezza dei sistemi di sicurezza non si aiuta di certo questo compito, specialmente in un momento così delicato.
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