Le cooperative rosse all’assalto dell’Expo. Basta scorrere la graduatoria del bando di gara per «Lavori inerenti alla rimozione delle interferenze presenti nel sito espositivo Expo Milano 2015», per notare che in cima alla graduatoria chiusa venerdì si è piazzata Cmc Soc Coop, che decriptato è la Cooperativa muratori & cementisti di Ravenna. Edilizia targata Legacoop che, con una cordata di coop rosse tra cui la Ccc di Bologna (oggi nel mirino della procura di Monza per le presunte tangenti sull’area ex Falck) e la Cmr (Cooperativa muratori riuniti) vinse l’appalto per ricostruire la base Nato all’aeroporto Dal Molin di Vicenza. Ora la possibilità di aggiudicarsi un appalto di prestigio come quello per l’Expo fissato a oltre 90 milioni di euro. Che non finirebbero tutti nelle casse della cooperativa, dato che per battere la concorrenza i ravennati hanno proposto un ribasso monstre del 42,830 per cento. Un quasi metà prezzo che ha superato di gran lunga la «soglia di anomalia» posta dalla società Expo al 38 per cento. Barriera, per la verità, abbattuta dai primi sette classificati nella graduatoria provvisoria stilata con le 25 proposte arrivate in via Rovello. Dove attendono, come previsto dalla procedura, la documentazione giustificativa dei ribassi dei primi cinque concorrenti. Ora spetterà ai vertici di Expo, con esito il 15 ottobre, stabilire se quei ribassi siano compatibili con le richieste di qualità nella realizzazioni dei lavori e soprattutto trasparenza.
Anche perché il primo allarme era partito proprio dai sindacati. Che, senza mezzi termini, avevano detto che con la prima gara si partiva male. «Pessimo inizio per le opere di cantierizzazione del sito» avevano tuonato Cgil, Cisl e Uil osservando che la prima gara, per un importo base di oltre 90 milioni, sarebbe stata assegnata con il criterio del massimo ribasso. «È infatti universalmente riconosciuto - l’accusa delle organizzazioni sindacali - che tale criterio di assegnazione degli appalti sospinge le aziende a offerte sotto il costo di mercato, spalancando così le porte al non rispetto delle norme a tutela della salute, inducendo al lavoro nero ed irregolare e facilitando la infiltrazione di aziende sovente legate alla criminalità organizzata».
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