Cronaca locale

«Copiamo l’esempio made in Usa: sponsor privati per le biblioteche»

Dimentichiamo scaffali polverosi, schedari scritti in buona grafia, ambienti austeri: i «topi» non abitano più in biblioteca. La biblioteca di oggi guarda con fiducia al futuro, mastica inglese, si confronta con le sfide del web. In una parola: si modernizza, e impara a credere in se stessa. Queste le premesse del settantacinquesimo Congresso mondiale dell’Ifla che si tiene in Fiera da domenica al 27 agosto. L’Ifla, International Federation of Library Associations and Institutions, vale a dire il gotha mondiale delle biblioteche, porta per cinque giorni in città 4mila delegati da tutto il mondo per discutere sul futuro delle biblioteche. Presidente del comitato è il fiorentino Mauro Guerrini, professore di Biblioteconomia all’Università di Firenze: nominato «ambasciatore della città di Milano» dal sindaco Letizia Moratti, Guerrini ha messo a punto un programma denso di eventi per gli addetti ai lavori, con diversi appuntamenti anche per il grande pubblico.
Cominciamo dai dati Istat sulla fruizione delle biblioteche in Italia: meno del 12% della popolazione al di sopra degli 11 anni ci entra. I più «virtuosi» sono al Nord, soprattutto giovani tra gli 11 e i 17 anni.
«Il dato deriva dagli scarsi investimenti nel settore: non è un caso che regioni come la Lombardia, il Veneto, la Toscana e il Piemonte, dove i finanziamenti sono maggiori, abbiano migliori biblioteche e dunque anche più utenti».
Che pagella si meritano le biblioteche milanesi?
«Ottimi voti alla biblioteca dell’Università Statale, della Bicocca e della Cattolica. Milano presenta anche a livello di biblioteche comunali una realtà d’eccellenza grazie alla costituzione dei sistemi bibliotecari diffusi in provincia che permettono la messa in rete del patrimonio librario di più sedi. Anche sul fronte degli orari di apertura, diversamente che altrove, la situazione è buona».
Sale anguste, orari poco elastici, difficoltà di consultazione: queste le accuse al sistema bibliotecario nazionale. È d’accordo?
«Ci sono biblioteche comunali, come quella di Trento, Bergamo o Bologna, che hanno standard altissimi. L’idea che le biblioteche siano spazi polverosi è sbagliata: oggi hanno spesso sedi ariose, personale preparato, che non andrebbe trattato alla stregua degli uscieri, e grandi potenzialità. Proprio grazie agli sforzi fatti negli ultimi anni abbiamo conquistato l’organizzazione del congresso attuale, che si tiene ogni anno in un diverso continente».
Quali sono le caratteristiche della biblioteca ideale?
«Presenza dei libri, non solo i classici, ma anche le novità editoriali, i bestseller, i quotidiani, le riviste. Poi una buona catalogazione, un funzionale servizio di informazioni e apertura giornaliera di almeno 10-12 ore».
Al convegno si discuterà del rapporto con il web.
«Internet è un’opportunità formidabile per le biblioteche, non solo per quelle universitarie che possono accedere più facilmente a tutte le pubblicazioni scientifiche, ma anche per quelle di quartiere».
La biblioteca virtuale, con testi disponibili con un clic, farà sparire quella tradizionale?
«Assolutamente no. Gli usi saranno diversi: un romanzo o una poesia avranno sempre bisogno della carta per essere gustati. La consultazione, la ricerca nelle banche dati, la pubblicazione scientifica sfrutteranno sempre di più il web».
Il modello da imitare?
«Quello americano. Lì le biblioteche sono vere istituzioni della cultura su cui si investe molto, sia a livello istituzionale che con sponsor privati, fatto ancora impossibile da noi.

Sa che cosa costruirono i padri pellegrini appena arrivati ad Harvard? Una chiesa e una biblioteca».

Commenti