Tre bombolette da campeggio pressate e avvolte nellovatta imbevuta di benzina e un miccia. Rozzo fin che si vuole ma lordigno lasciato davanti la porta, se fosse esploso avrebbe fatto un bel botto. Per fortuna un vicino ha sentito puzza di bruciato e lha spento con un secchiata dacqua. Ora i destinatari della «bomba» dicono di cadere dalle nuvole: «Mai avuto nemici, sicuramente hanno sbagliato indirizzo».
E in effetti le vittime dellattentato non dovrebbero avere poi nemici così feroci e implacabili da volerli arrosto. Lui ha 35 anni e fa loperaio metalmeccanico, lei 30 anni, impiegata in una nota catena di supermercati. Abitano in via Ludovico il Moro, in un palazzone-alveare da un decina di piani. Laltra sera verso le 20 sono a casa quando il vicino suona alla loro porta. Un signore gentile e premuroso, ma anche piuttosto spaventato. Spiega di aver sentito puzza di benzina e essersi affacciato sul pianerottolo. E davanti alla loro porta ha visto «qualcosa» avvolto dalle fiamme. Rapida la reazione: una secchia e lha spento.
Arrivano gli artificieri dellArma che esaminano lordigno composto, come detto, da tre bombolette di gas, avvolte in stracci imbevuti di benzina. Molto rudimentale, sentenziano gli esperti, difficilmente sarebbe esploso, però, nel caso, avrebbe fatto un bel botto. I carabinieri di porta Magenta interrogano i due: mai avuto minacce, mai avuti nemici tanto determinati. Sono incensurati, certo, ma anche un bel caratterino e i litigi con i vicini sono piuttosto frequenti.
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