Coronato

Anche oggi tocca un santo di cui non si sa nulla. Il nome Coronato, infatti, corrisponde a un «corpo santo» di martire rinvenuto in una delle catacombe romane. Risulta che la reliquia di questo santo fu richiesta nel 1750 al cardinale fiorentino Nereo Corsini dal prete Antonio Bonaccorsi. Costui era parroco nella pieve medievale, dedicata a s. Paolo, di Sampolo in Rosso (oggi in provincia di Siena). La pieve suddetta era nella proprietà dei nobili fiorentini Ricasoli (da cui uscì il risorgimentale conte Bettino, agitatore anticlericale e poi ministro, il cui fantasma si dice aggirarsi ancora, a cavallo, in quelle contrade), che ne avevano il patronato. Scrive Giuseppe Raspini nella precisa ma concisa Bibliotheca Sanctorum (ediz. Città Nuova, App. I, p. 374) che da Roma la reliquia fu inviata per mezzo di corriera e giunse a Grassina, nei pressi di Firenze, dove fece sosta - dicono i documenti - in casa del vetturale Giuseppe Sani. Il pievano Bonaccorsi aveva fatto, intanto, preparare un’urna lignea intagliata e dorata, nella quale fu posta la reliquia in questione. Correva l’anno 1754 e detta reliquia fu portata provvisoriamente nell’oratorio della Compagnia del SS. Sacramento. La domenica antecedente la festa di Ognissanti venne traslata processionalmente nella pieve di Sampolo in Rosso. Il solenne corteo era accompagnato da fiori, lumi e scoppio di mortaretti. Parteciparono anche i parroci dei paesi limitrofi, tra cui quelli di Venano, Vagliagli e Paterno. Infine, ma nel giugno dell’anno seguente, il corpo di s.

Coronato martire trovò requie definitiva sotto l’altare.

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