Cronaca locale

Corro per un oro ai Giochi del silenzio

Per controllare il suo avversario si deve girare a guardarlo. Inutile sperare di sentire i suoi passi o di avvertire il suo respiro: Marco Frattini non ci sente. In corsa, oltre che alle gambe e al fiato, si affida al vento, per andare più forte di tutti, e agli occhi, per tenere gli altri dietro. Da quasi tre anni Frattini ha perso completamente l'udito in seguito a una malattia che lo ha colpito nel 1995, all'orecchio destro, poi, dieci anni dopo, anche al sinistro. «Alla vigilia della prima operazione - ricorda Marco - ero ad una festa. Suonavo la chitarra in una band, facevo il fonico…». Così andava la sua vita ai tempi del suono. «Con l'intervento mi hanno estratto un neurinoma benigno di 8 centimetri. Pensavo fosse finita. Anni dopo faccio dei controlli per caso, e mi diagnosticano lo stesso problema all'altro orecchio». Difficile farsi illusioni in una famiglia tutta di medici «dal papà, alla sorella, perfino la ex fidanzata…», scherza lui che, per non venire meno alla tradizione si è laureato in Odontoiatria.
Da quel secondo intervento, il suo mondo è solo silenzio e colori. Ma della sua vita «precedente» si porta dietro sudore e cronometro. Marco già correva: prima al campetto come tanta bella gioventù di Brianza, poi nei boschi risparmiati dalle «fabbrichette». Quindi la sfida con un amico che non lo credeva «buono» per le maratone. Marco spiana i 42.195 metri di Milano, zittisce il sodale e aumenta il ritmo. Nel 2008 fissa il cronometro sui 2h 48' 38" alla maratona d'Italia. E'il suo «personal best» ed «è tutto farina del mio sacco: penso di poterlo abbassare di 8 minuti», precisa lui che, solo da pochi mesi, ha trovato un allenatore «per procura» che gli manda le schede di allenamento. Sì, perché Marco ora ha un sogno: «Ho scoperto la Fssi, federazione sport sordi. Con i miei tempi sono primo. A Monza trovo la Asmb un'associazione audiolesi. Ci vado ed è li che mi mostrano il cartello "Taipei 2009" ». Ecco la meta: le olimpiadi dei silenziosi. La maratona è il 14 settembre: Marco non deve perdere tempo. Questa primavera si lancia in diverse prove: corre la maratona di Seregno, vince a Torino il campionato italiano di Cross e poche settimane dopo ancora maratona a Padova, chiusa in 2h 51'33, 60simo tempo assoluto. Ora Frattini spera che l'associazione di Monza perfezioni la sua iscrizione per Taipei e «spezza» l'allenamento partecipando anche a manifestazione eterogenee come la sky run mozzafiato Monza - Resegone e il palio di Desio che si corre sugli 800 metri, calzando zoccoli spacca piedi: «La verità è che mi ritengo ancora un podista occasionale» - precisa Frattini - «non è psicologia spicciola ma hai mai pensato che spesso chi corre è appena stato lasciato da una donna? Io lo chiedo e mi dicono come fai a saperlo?». Già le donne: le devi ascoltare «ma io come faccio?», anche qui Marco trova il modo di scherzare, come nel suo libro, in uscita a novembre, che da vademecum per correre si è trasformato in un diario. «Sto imparando a leggere il labiale ma non è facile». Così invece di compagnie numerose, meglio uscire in pochi alla volta. «Al cinema mi addormento, ma guardo molti film sottotitolati in inglese», sintetizza Marco la sua vita oltre la corsa e il silenzio. Già, quei sottotitoli: da un'idea così semplice è nato un progetto serio, quello del «teatro del silenzio»: Frattini ha realizzato i sottotitoli dello spettacolo «Il Paradiso può aspettare» con cui la compagnia Piazza 77 ha debuttato in primavera al Brancaccio di Roma. «In autunno imbastiremo anche uno spettacolo per bambini».
Ma nel suo tempo c'è spazio per molto altro: Frattini lavora nello studio del padre e fin da studente, fa il volontario in un istituto di neuroriabilitazione psichiatrica: «A che cosa serve un dentista a chi è così sfortunato, penso curando pazienti bambini, e allora mi passa ogni angoscia». E nel suo cuore torna anche la musica: «La mia discografia è ferma al 2006 - scherza ancora - ma Sinatra me lo ricordo: Fly me to the moon, let me sing among those stars», accenna.

Si, fra quelle stelle si può ancora cantare e sono a portata di corsa, proprio come i suoi sogni.

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