Le Corti islamiche: «Guerra santa all’Etiopia»

Almeno due divisioni di fanteria di Addis Abeba sarebbero posizionate al confine

Fausto Biloslavo

«Se gli etiopici non ritireranno le loro truppe dichiareremo la guerra santa», ha minacciato ieri alla radio di Mogadiscio Sheikh Hassan Dahir Aweys, il falco delle corti islamiche. Ieri fonti somale dell’agenzia Aki-Adnkronos international rivelavano che due divisioni di fanteria etiopiche avrebbero preso posizione oltre il confine con al seguito un appoggio di artiglieria. La parte più numerosa del contingente si sarebbe fermata vicino alla città di Dolo, mentre un gruppo più esiguo si troverebbe nella zona di Barri.
Baidoa, la “capitale” del governo provvisorio riconosciuto dalla comunità internazionale, sarebbe presidiata da almeno 200 militari etiopici che hanno preso posizione attorno alla residenza del presidente ed altri possibili obiettivi della città. Secondo alcuni testimoni l’equipaggiamento e l’armamento pesante del mini contingente sono fermi nelle vicinanze dell’aeroporto di Eldon town, a 18 chilometri da Baidoa. Il vice ministro dell’informazione somalo, Salad Ali Jelle, sostiene che sono 3000 i difensori di Baidoa, ma smentisce la presenza di truppe straniere.
La confusione sarebbe stata provocata dalle uniformi etiopiche indossate dalle forze governative, che ricevono anche armi da Addis Abeba. Una spiegazione che lascia spazio ad ampi dubbi e certo non convince i fondamentalisti islamici di Mogadiscio. Questi ultimi sembrano essersi ricompattati, contro l’«invasore», in nome della guerra santa. Non solo il falco Haweys, presidente del parlamentino delle corti islamiche, ha minacciato il Jihad. Anche il più moderato sheikh Sharif Sheik Ahmed, che guida una specie di esecutivo degli islamici ha ribadito che «combatteremo gli etiopi e il cosiddetto governo somalo che li ha chiamati nel Paese». Nelle moschee, durante le preghiere del venerdì, i mullah hanno inneggiato alla resistenza contro gli invasori. Il ministro per la sicurezza delle corti islamiche, Yusuf Inda-Adde, sta concentrando miliziani all’ex aeroporto militare di Balidogle, che è strategico in caso di conflitto contro il governo di Baidoa. In questa base sono atterrati velivoli eritrei zeppi di armi per i fondamentalisti. Asmara, in funzione anti etiopica, addestra anche i guerriglieri del Fronte di liberazione nazionale Oromo e del Fronte di liberazione dell’Ogaden, che combattono contro il governo di Addis Abeba. L’ex ammiraglio somalo Mohammed Omar Osman, che guida il gruppo dell’Ogaden, ha il suo quartier generale nella capitale eritrea. La vera minaccia è che le corti islamiche possono contare su un addestrato contingente “straniero” composto da 3200 uomini. Circa duemila sono guerriglieri Oromo e dell’Ogaden, mentre il resto è composto da volontari della guerra santa internazionale, alcuni dei quali legati ad Al Qaida, sia arabi che pachistani. Questa «brigata internazionale» è addestrata anche per azioni terroristiche ed i fondamentalisti hanno già minacciato di compiere attentati ad Addis Abeba in caso di conflitto con l’Etiopia.


Il presidente provvisorio somalo, Abdullah Yusuf, è rientrato ieri a Baidoa e probabilmente oggi incontrerà il rappresentante dell’Onu Francois Lonseny Fall, che cercherà di convincerlo a mandare avanti i negoziati con le corti che dovrebbero riprendere oggi a Khartoum.

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