Così attorno a Cuba si giocò con l'atomica

Ovviamente al centro della scena troviamo i fratelli Kennedy e soprattutto Jhon Fitzgerald, il giovane presidente che da subito si trovò a gestire una situazione esplosiva

Così attorno a Cuba si giocò con l'atomica
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Guardando alla storia della Guerra fredda non è difficile incappare in episodi in cui la sorte del mondo è apparsa come appesa ad un filo. Posta sotto una spada di Damocle nucleare. Basti pensare alla costruzione del Muro di Berlino, alla guerra di Corea o all'incidente di Palomares dove addiruttura da un aereo dell'Usaf caddero due bombe H su una località della Spagna. Eppure nessuno fra questi eventi, inclusi quelli che videro protagonisti alleati e satelliti dei due schieramenti, raggiunse l'apice di pericolosità creato dalla «crisi dei missili» di Cuba del 1962. Nel corso di una conferenza su quella crisi, tenutasi all'Avana nel 1992, il segretario di Stato alla difesa Robert McNamara resto pietrificato sentendo che nell'arsenale delle truppe sovietiche che, trent'anni prima, presidiavano l'isola ci fossero anche armi nucleari tattiche. Disse a un giornalista: «É agghiacciante. Significa che, se i missili russi non fossero stati ritirati e gli Usa avessero dato il via all'invasione, la probabilità che scoppiasse una guerra nucleare sarebbe stata del 99%».

Fare conti probabilistici ha poco senso ma chiaramente Mosca e Washington navigarono a vista in un campo minato dove il minimo errore avrebbe potuto cancellare la razza umana. Una passeggiata, bendati, sul bordo dell'abisso.

É la sciarada mortale che il giornalista e storico Max Hastings racconta in Abisso. Cuba 1992. Il mondo ad un passo dal conflitto nucleare. Hastings, che ha firmato decine di importanti monografie, soprattutto raccontando guerre e conflitti, in questo caso fa rivivere al lettore la crisi nata dalla decisione sovietica di spostare i propi missili nucleari nell'isola in cui Fidel Castro e i suoi barbudos avevano da poco vinto la rivoluzione. Hastings è bravissimo a riannodare le fila del fattore umano che caratterizzò la crisi.A far percepire al lettore quanto abbiano pesato le singole personalità in gioco.

Ovviamente al centro della scena troviamo i fratelli Kennedy e soprattutto Jhon Fitzgerald, il giovane presidente che da subito si trovò a gestire una situazione esplosiva. I guai di Kennedy con Cuba erano già iniziati il 17 aprile 1961 quando cinque bagnarole arrugginite filarono l'ancora a 200 metri dalla costa cubana. Era il tentativo di sbarco anticastrista passato alla storia come operazione della Baia dei porci. Una delle più catastrofiche operazioni militari della storia in cui gli esuli cubani anticastristi addestrati e spalleggiati dalla Cia vennero annientati ma contribuirono a spingere il regime cubano dritto nelle braccia di Nikita Chruscev.

Notevole perché più complessa da ricostruire anche la narrazione che Hastings fa del versante decisionale sovietico e cubano.

L'incomprensione tra i vari attori, faticosamente ricomposta, mostra quanto sia pericoloso innescare sciarade potenzialmente atomiche, quanto sia alto il rischio di errore.

Non c'è nemmeno bisogno di spiegare che leggendo è quasi inevitabile che il pensiero vada alla odierna crisi ucraina quanto possa essere pericoloso. Nel caso di Cuba davvero i missili potevano partire. Oggi?

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