Così il Comune risanerà palazzi e strade

Sul Lambro si affacciano le vecchie cascine, la parte storica della zona, che risale agli inizi del ’900. Un insediamento agricolo che sarebbe diventato il borgo delle lavandaie. Un angolo da cartolina che non resiste al «mostro», le due stecche di via Ucelli di Nemi. Due caseggiati di edilizia popolare alti quindici metri per una lunghezza di duecento. Senza interruzione. E, in più, le brutture lasciate in eredità al quartiere dagli anni ’80 e ’90: l’aula bunker e l’albergo dei Mondiali. Due strutture di cemento armato fatiscenti e inutilizzate, circondate da sterpaglie. Quasi a marcare l’abbandono della zona che vuole cambiare e cambiare significa contratto di quartiere: oltre 33 milioni di euro stanziati da Ministero, Regione, Comune, Aler e altri soggetti. Cercare di modificare le strutture di Ponte Lambro per cambiare la realtà sociale dove si è creato il «ghetto». La svolta per il quartiere potrebbe già cominciare con il progetto firmato da Renzo Piano. La fase di ideazione, nata nel 2000, è arrivata finalmente al capolinea: il corpo delle «case bianche» dell’ Aler, verrà interrotto con una struttura trasversale, lì nascerà un laboratorio polifunzionale che potrà essere utilizzato da tutto il quartiere per diverse attività.

Poi c’è il piano di intervento Parea Minotti: residenze, un parcheggio sotterraneo, negozi e un poliambulatorio su 7.500 metri quadrati. E ancora interventi su via Rilke per rinnovare edifici, strade, spazi aperti e chiusi e rendere così di nuovo vitale la zona.

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