Così la dolce Inge divenne «la» Feltrinelli

Chi era Inge Schöntal prima di incontrare Giangiacomo Feltrinelli?
«Inge nasce in Germania, a Essen (Ruhr), nel 1930. È ancora nella primissima infanzia quando il padre, ebreo, emigra in America per scampare al potere nazista. Lei cresce a Gottinga, nella Bassa Sassonia, accanto alla madre e a due fratelli, fra seri pericoli e ristrettezze economiche».
E alla fine della guerra?
«Inge trascorre ancora a Gottinga, con la famiglia, pochi altri anni che preferisce dimenticare. Poi decide di andarsene per suo conto ad Amburgo. Ha vent’anni, è una bella ragazza che non passa inosservata, molto intraprendente. Cerca lavoro, cerca di fare conoscenze, e infine riesce a essere assunta come apprendista fotoreporter dalla rivista Constanze».
Come incontrò Feltrinelli?
«Nel luglio 1958 Feltrinelli, separatosi poco prima dalla seconda moglie, decide di fare un viaggio in Svezia per acquistarvi un nuovo panfilo. Nello stesso tempo va a fare visita all’editore amburghese Heinrich Rowohlt, col quale ha già un rapporto di amicizia ed affari, che dà una festa il suo onore. Inge è lì. Sgargiantemente abbigliata. Lei partecipa alla festa, chiarisce, in quanto svolge incarichi di fotoreporter anche per Rowohlt. Cena al tavolo con i due editori e ce la mette tutta per far colpo su Feltrinelli. Riportando un successone. Lo stesso editore amburghese testimonierà molti anni dopo che Inge e Feltrinelli “simpatizzarono subito e, quando lasciarono la festa, credo non avessero più bisogno di nessun altro”».
Dopo di che?
«I due vanno a Milano. Non possono sposarsi (lui ha un’altra moglie, sia pure separata), ma Inge, stabilitasi nella casa avita di Feltrinelli, inaugura con disinvoltura la sua nuova vita da miliardaria. Che però non è una vita oziosa. Chiede e ottiene infatti di essere presto inserita nella casa editrice quale incaricata dei rapporti con editori e autori stranieri e, proprio in questa veste, all’inizio del 1959 accompagna Feltrinelli in un viaggio di quattro mesi nel continente nord-americano. Si fermano a lungo negli Stati Uniti per discutere progetti e scambi di diritti con diversi illustri editori. Ma sono sicuro che incontrano pure alcuni militanti di estrema sinistra».
Perché ne sei sicuro?
«Perché proprio al ritorno da quel viaggio Feltrinelli mi dice per la prima volta di avere scoperto che i massimi poteri degli Stati Uniti si stanno preparando alacremente a fascistizzare tutto l’Occidente e a scatenare la terza guerra mondiale. Io ci scherzo su. Ma di questa presunta scoperta lui continua a vantarsi in giro».
Torniamo all’impegno di Inge nella casa editrice.
«Allo scorcio degli anni ’50 la casa editrice presenta diverse novità significative. Licenziamenti e nuove assunzioni, cancellazione di libri tradotti o già in bozze... Più rilevante, tuttavia, è il “maggiore respiro internazionale” che Inge si vanta esplicitamente di promuovere: soprattutto affiancando Feltrinelli, dai primi anni ’60, in moltissimi viaggi di lavoro nel Terzo Mondo».
Cercano libri da tradurre?
«In teoria sì. In pratica, invece, quei viaggi hanno per effetto soprattutto l’iniziazione rivoluzionaria dell’editore. In Africa, dove per qualche anno si concentra il loro interesse, i due visitano ripetutamente Algeria, Marocco, Guinea, Nigeria, Ghana. Feltrinelli, coadiuvato da Inge, riesce a stabilire rapporti personali con i leader saliti di recente alla ribalta della storia anticoloniale, da Ben Barka a Sékou Touré. In particolare si infervora per la causa dell’indipendenza algerina... Quanto alle scoperte editoriali i giri africani fruttano solo un manoscritto sull’Algeria...».
Non è molto...
«In compenso, durante una pausa dei viaggi in Africa, Inge da alla luce Carlo, nel 1962. Il neonato è senza dubbio figlio di Feltrinelli, la somiglianza con lui è fuori discussione, e poco importa se nella cerchia dell’editore corre voce che ci sia stato un ricorso all’inseminazione artificiale. Sia come sia, si deve rilevare un fatto. Questo figlio - che il padre subito riconosce e nomina per testamento suo erede universale - sarà determinante nel consentire ad Inge di mantenere la sua presa su Feltrinelli quando fra non molto finirà la loro convivenza sotto lo stesso tetto e soprattutto dopo che lui, alcuni anni più tardi, passerà alla clandestinità». \
E la passione per Cuba? Quando esattamente comincia?
Nel gennaio 1964. Inge e Feltrinelli sbarcano a Cuba, dove entrambi sono già stati. Adesso qui tutto è cambiato. C’è Fidel Castro, il socialismo caraibico, il miraggio dell’esplosione rivoluzionaria nell’intera America Latina. Feltrinelli, che di tutto ciò si entusiasma, viene ricevuto varie volte dal líder màximo, ne conquista la benevolenza \ Poi Feltrinelli ci tornerà molto spesso. Ma senza Inge. Durante una festa lei viene scoperta in estrema intimità con un noto giornalista del Pci, suscitando a dire il vero più perplessità che scandalo. Ad ogni modo il risultato è che Feltrinelli va ad abitare per conto proprio, lasciando a lei la disponibilità della dimora patrizia, la cura del figlio, l’usufrutto su una cospicua parte del patrimonio familiare e l’incarico di dirigente nella casa editrice».
Un po’ troppo. Segno che lui resta succubo della personalità di Inge.
È così e sarà sempre così. Intanto il nuovo assetto non impedisce a Inge, che conserva intatte tutte le sue funzioni materne e professionali, di incontrare e condizionare Feltrinelli tutte le volte che vuole.

E le dà in più la possibilità di dissociarsi in modo naturale da quei viaggi nel Terzo mondo che finirebbero col rendere poco credibile la sua coltivata immagine pubblica di intellettuale progressista ma non rivoluzionaria. Del resto Feltrinelli, esaurito il suo compito di editore europeo, si considera solo “un combattente contro l’imperialismo”».

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