MilanoDottor Fazio, come è possibile che un ragioniere venuto da Lodi abbia messo nel sacco la Banca dItalia e il suo governatore?
«È tutto scritto lì. Rilegga e troverà tutte le risposte». E Antonio Fazio, numero uno di Bankitalia dal 1993 al 2006, scivola via dal palazzo di giustizia di Milano al termine di un interrogatorio interminabile, lasciando in mano ai cronisti le 31 pagine del memoriale con cui ha iniziato la sua autodifesa. Ma la risposta a quella piccola, semplice domanda nel memoriale di Fazio non cè. Lex governatore - imputato di aggiotaggio per avere istigato e spronato nel 2005 la scalata ad Antonveneta da parte di Gianpiero Fiorani, amministratore delegato della Banca Popolare di Lodi - ha offerto ai giudici e ai pm la sua versione passaggio per passaggio. Ma quando si è trovato a dover spiegare i motivi che lo portarono ad aprire a Fiorani le porte della sua confidenza, delle sue case di città e di campagna, non ha saputo dire altro che «Fiorani era simpatico».
Nella testimonianza e nel memoriale di Antonio Fazio, adesso, Fiorani viene descritto come un imbroglione, un «tessitore di orditi fraudolenti», uno che falsificava documenti e raccontava frottole, e che ha mentito anche davanti ai giudici. «Ma non si può ragionare col senno del poi», dice varie volte Fazio ai pm Eugenio Fusco e Gaetano Ruta. E quindi bisogna tornare con la testa a quel 2005, quando Fiorani era lenfant prodige del mondo bancario italiano, «era assistito da una generale considerazione per come aveva saputo portare a risultati apprezzabili la Banca Popolare di Lodi». Bastò questo perché al ragioniere rampante si aprissero le porte di via Nazionale e di casa Fazio, le mogli che diventano amiche, i fine settimana trascorsi insieme?
Linchiesta della Procura di Milano ha svelato come i progetti di grandezza di Fiorani posassero su un giro di alleanze sotterranee, di azioni rastrellate di nascosto, di fondi intestati ai morti, di appoggi politici. Le intercettazioni prima, e le confessioni di Fiorani poi, hanno raccontato di come ogni passaggio di quellassalto venisse approvato e seguito con cura quasi paterna da Fazio, anche dopo che la Consob aveva portato alla luce la cordata segreta organizzata dal banchiere lodigiano. I passaggi cruciali venivano annunciati dal governatore al suo pupillo convocandolo a casa, di domenica, o con telefonate nel cuore della notte: come lannuncio del via libera finale, l11 luglio 2005, con Fiorani che ringrazia Fazio «ti do un bacio in fronte», frase rimasta scolpita nellinchiesta. E che ieri lex governatore spiega così: «Fu un suo modo di dire. Se fosse stato siciliano mi avrebbe detto bacio le mani o ti bacio i piedi».
Fazio parla per otto ore, senza chiedere pause. Ride spesso. A volte per nervosismo, a volte sembra francamente e inspiegabilmente divertito. Il pm Fusco lo incalza, gli chiede conto di quella strana confidenza tra sorvegliante e sorvegliato. «Era una prassi normale», prova a dire Fazio.
Ma quando gli chiedono di citare esempi di altri banchieri convocati a casa anziché in via Nazionale non riesce a fare neanche un nome. E così lorigine di quella improvvisa ed effimera amicizia resta inspiegata. Anche se la Procura sembra convinta che dietro ci fossero anche bisogni concreti del governatore, come la necessità di schivare la legge che avrebbe posto un termine al suo mandato a vita. Ma neanche su questo si quaglia granché.
«Non ho mai aiutato la Popolare di Lodi», ripete Fazio, a dispetto delle evidenze.
«Così Fiorani tradì la mia fiducia» Fazio in aula si difende e attacca
Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.