Lo studio annuale European Digital Journalism Survey 2009 (studio che sta ai mass media un po' come l'indice Istat sta al costo della vita) conferma la tesi di fondo del bel libro di Marco Pratellesi, «New Journalism» (ed. Bruno Mondadori), vale a dire che «oggi non è possibile fare informazione senza tenere conto di quanto avviene nella Rete». Notizie in tempo reale, aggiornamenti continui, approfondimenti, interattività e multimedialità sono concetti e comportamenti ormai assimilati dai giornalisti e dal nuovo pubblico fruitori che si è formato con il web. Il bilancio che Pratellesi trae dall'analisi dell'European Digital Journalism Survey 2009 è il seguente: «I giornalisti amano ancora il proprio mestiere, seguitano a credere nella qualità dell'informazione e, anzi, ritengono che internet abbia migliorato il giornalismo».
L'analisi è stata condotta su 350 giornalisti europei ai quali è stato chiesto di rispondere a un questionario relativo all'impatto di internet sul giornalismo.
Oltre il 66% degli intervistati «lamenta di non essere stato coinvolto dall'azienda in alcun tipo di aggiornamento professionale sull'utilizzo dei nuovi media».
Il 29% dei redattori ha dichiarato che «nell'attuale organizzazione del lavoro ha meno tempo per cercare storie originali ed esclusive in prima persona».
Il 40% ritiene che «la qualità del giornalismo sia migliorata negli ultimi due anni», mentre il 20% ritiene che «sia peggiorata». Complessivamente l'84 per cento degli intervistati ha detto di «essere felice del proprio lavoro».
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