Politica

Così il nuovo vertice si sgancia da Tronchetti

Oggi la riunione con il numero uno della Consob Cardia. Il nodo dei rapporti con l’Autorità per le telecomunicazioni

Angelo Allegri

da Milano

Dopo i giorni delle domande, quelli delle prime risposte. Per Guido Rossi, salito ai vertici Telecom venerdì 15, la settimana che si apre sembra destinata alle spiegazioni. Oggi è in calendario l’incontro con Lamberto Cardia e i vertici della Consob, mercoledì l’audizione le commissioni Poste e telecomunicazioni di Camera e Senato. Nessuno si aspetta che Rossi sia in grado di illustrare nel dettaglio come scioglierà i nodi Telecom, ma gli interessati si aspettano almeno l’indicazione di una direzione di marcia. Una direzione che per il momento si è appena intuita ma che sembra basarsi su alcuni punti fermi. Un paio almeno. Il primo: un lento ma progressivo sganciamento dall’eredità di Marco Tronchetti Provera. Il secondo: la creazione di un nuovo rapporto con le autorità regolamentari e con quelle politiche.
Per quanto riguarda il primo aspetto la svolta del superavvocato è netta: il comunicato con cui si dava conto della sua nomina a presidente era tutto giocato sui toni della continuità con la passata gestione e del rispetto della ristrutturazione appena avviata. Sono bastati un paio di giorni ed è iniziato lo «smarcamento», passato attraverso i riferimenti, espliciti o fatti trapelare, alla trasparenza dei mercati e alle regole delle public company, vecchio pallino del Rossi studioso, in cui ogni azionista (sottinteso: sia pure al 18% come Tronchetti), conta come gli altri. L’evoluzione è stata resa più facile dall’atteggiamento dei consiglieri indipendenti di Telecom. Tutti, salvo due (secondo le indiscrezioni Marco Onado e Francesco Denozza, astenuti) hanno votato a favore della ristrutturazione. Tutti, per esempio in occasione della polemica di qualche mese fa con Prodi a proposito degli abusi dei monopolisti, si sono esposti esprimendo con forza la loro solidarietà alla società di cui sono amministratori. Anche la solidarietà, però, ha un limite: la svolta a 360 gradi nelle strategie di Tronchetti Provera aveva gettato i primi dubbi, le vicende giudiziarie degli ultimi giorni (da Tavaroli alle indiscrezioni sui conti svizzeri in qualche modo legati ai vertici del gruppo) hanno fatto il resto.
Ora molti consiglieri indipendenti e Rossi potrebbero trovare una convergenza obiettiva almeno su un punto: sul fatto che non è detto che i destini di Tronchetti Provera e del gruppo Telecom debbano essere destinati a rimanere per sempre così strettamente legati. Una posizione che ha una conseguenza di portata enorme: quella di liberare le mani a Rossi.
La ristrutturazione voluta da Tronchetti Provera aveva come obiettivo quella di far affluire risorse senza metter mano al portafoglio (suo o di nuovi soci) alle controllanti di Telecom, Olimpia e Pirelli, in difficoltà per i debiti e la sopravvalutazione dei titoli Telecom in bilancio. Se questo non è più necessario (perchè è un problema di Tronchetti e non di Telecom) anche la situazione dell’ex monopolista cambia: vendere, e in fretta, non è più indispensabile. Perchè i debiti di Telecom (con il suo cash flow annuo di 7 miliardi) non sono poi così preoccupanti, a preoccupare di più sono quelli della parte superiore della catena societaria di Tronchetti. Non caso in Borsa la settimana scorsa a soffrire sono stati i titoli Camfin (-6,7%) e Pirelli (-3,4%), non Telecom, praticamente invariata. E non a caso si sono infittiti rumors e speculazioni su nuovi soci in Olimpia e aumenti di capitale in Pirelli.
La maggior libertà d’azione potrebbe consentire a Rossi di giocare con più agio anche l’altra partita, altrettanto importante, con autorità regolamentari e politiche. La separazione della rete dal resto della società, può in prospettiva eliminare dal terreno di confronto con l’Authority un ostacolo di rilievo. Le capacità negoziali di Rossi e la sua competenza tecnica possono essere decisive per ottenere un atteggiamento più morbido. E nuovi rapporti con gli uomini di Corrado Calabrò avrebbero subito conseguenze sui bilanci: basta considerare tre voci importanti direttamente traducibili in incassi come canoni, tariffe di terminazione e criteri di replicabilità delle offerte, legate direttamente a decisioni dell’Autorità.

Tenendo conto, naturalmente (vedi anche articolo sopra) che tra gli atout di Rossi ci sono anche i rapporti con la politica.

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