«Così risolveremo la questione nomadi»

«L’espulsione degli irregolari è l’unica via per riportare la sicurezza». È lapidario Stefano Maullu, assessore alla Polizia locale. Non c’è sgombero dei campi rom che tenga. «Serve l’espulsione».
Quindi la nuova legge sul reato di clandestinità può servire a risolvere il problema alla radice?
«Credo di sì. Occorre un giro di vite non da poco. Soprattutto verso i rom. Gli immigrati offrono un grosso contributo e fanno i lavori che noi non facciamo più. Ma i rom sono un vero problema».
Si riferisce agli ultimi atti vandalici del Triboniano?«Anche, ma non solo. L’ultima volta hanno bruciato le roulotte e provocato danni per 50mila euro. Ma è solo l’ennesimo episodio di una serie. Mi riferisco alla loro cultura».
Vale a dire?
«Rubano, sfruttano le donne, educano i bambini all’accattonaggio. Non pensano nemmeno lontanamente ad integrarsi».
Con le ronde cambierà qualcosa?
«Sì, ma ci vuole la massima attenzione a non politicizzare i volontari. Occorrono persone preparate».
Regione Lombardia contribuirà in qualche modo?
«Potrebbe farlo. Mettendo a disposizione il bagaglio di conoscenze acquisite sul campo».
Cosa intende?
«Abbiamo alle spalle una grande esperienza nella formazione della polizia locale e della Protezione civile. Potremmo mettere i nostri modelli formativi e didattici a disposizione dei nuovi volontari. Così ogni Comune avrebbe lo stesso tipo di formazione».
Teme le scuole fai-da-te?
«Più che altro temo le scuole che nascondono matrici politiche. La Regione ha un buon bagaglio di contenuti da trasferire ai sindaci per organizzare le ronde come si deve. E garantirebbe neutralità, professionalità e uniformità nella formazione».
Le ordinanze non sono sufficienti per garantire una reale convivenza con gli immigrati?
«Servono a portare più sicurezza. La vera sfida per arrivare all’integrazione è un’altra: bisogna puntare sui giovani, sui bambini stranieri in età scolare».
A che comunità si riferisce?
«Soprattutto agli islamici, ma il discorso vale anche per i latino americani. Dobbiamo proporre con rigore il nostro modello di convivenza ed è proprio facendo leva sui giovani che possiamo arrivare alle famiglie. Altrimenti resteranno chiuse nelle loro tradizioni.
Ci fa un esempio?
«Mi viene in mente un concorso indetto a Pioltello da un gruppo culturale islamico tra i giovani.

I ragazzi sono chiamati a realizzare lavori giornalistici per promuovere la cultura delle loro terre, in nome di Allah, secondo i suoi insegnamenti. Dietro al concorso ci leggo un preciso intento: fare in modo che i giovani islamici restino legati alle loro tradizioni e non assorbano quelle occidentali».
MaS

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