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Costa d'Avorio: Gbagbo tratta la resa

Dopo mesi di sanguinosa guerra civile si sta combattendo l'ultima battaglia nella capitale "economica" Abidjan, attorno al palazzo presidenziale. Laurent Gbagbo, il presidente uscente che da novembre resiste agli inviti della comunità internazionale a farsi da parte nonostante la sconfitta, è nascosto nel bunker della sua residenza. Secondo il ministro egli Esteri francesi starebbe trattando la resa

Costa d'Avorio: Gbagbo tratta la resa

E' la resa dei conti finale in Costa d'Avorio. Dopo mesi di sanguinosa guerra civile si sta combattendo l'ultima battaglia nella capitale "economica" Abidjan, attorno al palazzo presidenziale: Laurent Gbagbo, il presidente uscente che da novembre resiste agli inviti della comunità internazionale a farsi da parte, è nascosto (insieme alla sua famiglia) nel bunker della sua residenza; l’edificio è circondato dalle forze di Alexandre Ouattara, che da ieri hanno dato vita a un’offensiva durissima per dare la spallata finale. Gbagbo starebbe negoziando la resa, stando a quanto ha riferito il ministro degli Esteri francese, Alain Juppé. Il capo di stato maggiore dell’esercito fedele a Gbagbo, generale Philippe Mangou, ha annunciato di aver "chiesto un cessate il fuoco" ai caschi blu. In precedenza, il generale Mangou aveva annunciato "la sospensione dei combattimenti" delle sue truppe.

Pressioni internazionali Le forze di Ouattara, sostenute da quelle francesi e dai caschi blu, hanno lanciato l’assedio ad Abidjan giovedì scorso, dopo aver conquistato il controllo di gran parte delle principali città del Paese, ma solo lunedì sera hanno sferrato l’attacco finale contro le roccaforti di Gbagbo. Il Segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, si è affrettato a far sapere che i raid sono mirati a proteggere i civili e non ad attaccare Gbagbo. Da Washington, intanto, il presidente americano Obama ha rilanciato il suo appello a Gbagbo perché rispetti la volontà dei suoi concittadini e "smetta di rivendicare la presidenza", dopo la sconfitta alle urne nel novembre scorso.

La Croce rossa: violati diritti umani "Quando siamo arrivati a Duékoué in strada c’erano centinaia di cadaveri, per lo più con ferite di arma da fuoco", riferisce all'agenzia cattolica Misna Kelnor Panglungtshang, responsabile del Comitato internazionale della Croce Rossa (Cicr) in Costa d’Avorio. La strage a cui fa riferimento è quella avvenuta nella cittadina al confine della Liberia tra il 27 e il 29 marzo, uno degli episodi più inquietanti della guerra che da mesi sconvolge il paese africano. Secondo alcune stime in tre giorni almeno mille persone sarebbero state uccise negli scontri tra i due gruppi che si contendono il potere. In un sopralluogo in città  il vicesegretario generale delle Nazioni Unite, Valérie Amos, ha annunciato la scoperta di una fossa comune dove sarebbero stati accatastati 200 cadaveri. Nei giorni scorsi l’Onu aveva denunciato 330 "esecuzioni extragiudiziali", accusando entrambe le parti in lotta.

Le notizie sulla strage sembrano confermare che in Costa d’Avorio sono state commesse violazioni del diritto umanitario in tempi di guerra.

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