In tempo di crisi anche le cerimonie funebri diventano low cost. Se non si «può» rinunciare al rito di addio, si cerca di risparmiare sul servizio: meno fiori e una bara più economica, per un «taglio» di circa il 25%. È in aumento rispetto agli anni scorsi anche chi chiede di pagare la cerimonia a rate e la scelta della cremazione. Lo rivela una stima dell’Ufficio Studi della Camera di commercio di Monza e Brianza. Il caro estinto resta comunque un business: in un anno le pompe funebri - 600 in Lombardia - e le attività connesse hanno registrato una crescita del 4,7%, mentre la crisi si sente «sull’accessorio»: le imprese attive nel commercio di articoli funerari e cimiteriali - 130 nella regione - sono diminuite in un anno del -1,2%.
Secondo l’Osservatorio di Milano, «la crisi economica ha ridotto rispetto agli anni passati solo al 15% il numero di chi fa il Ponte dei Santi. Una percentuale che scende al 70% nelle città del nord, Milano, Torino e Bologna e alcune città del Veneto. Il taglio sale oltre il 90% nelle città del sud da Napoli a Palermo. Dei fortunati vacanzieri, secondo le stime dell’Osservatorio, il 15% va nella seconda casa oppure effettua un breve viaggio nelle città d’arte italiane, Roma, Firenze, Venezia o nelle capitali europee, in testa Parigi, Barcellona, Londra. Cosa fa chi rimane in città? Per non perdere il giorno di lavoro del 2 novembre, l’80% va in questi giorni a visitare i defunti.
C’è anche l’aspetto profano della ricorrenza dei Morti, il business dei crisantemi, più costosi a Milano, 4 o 5 euro l’uno, molto meno a Catania, 2 o 3 euro a fiore, mentre a Roma siamo intorno a 3 o 4 euro. La crisi colpisce anche qui: i milanesi hanno risparmiato il 5% sull’acquisto, per un totale di un milione di euro.
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