Economia

Crisi, Confindustria: "La ripresa ha perso slancio In tre anni bruciati oltre 480mila posti di lavoro"

Nel rapporto di autunno il centro studi di Confindustria ha rivisto al ribasso le stime di crescita per il 2011: +1,3% rispetto al +1,6% di giugno. Sulla ripresa la performance è tra le peggiori. Preoccupa il mercato del lavoro. Ma la Marcegaglia: "Il peggio è alle spalle"

Crisi, Confindustria: "La ripresa ha perso slancio 
In tre anni bruciati oltre 480mila posti di lavoro"

Roma - Sul fronte della ripresa "la performance dell’Italia è tra le peggiori, così come lo era stata nella recessione". Nel rapporto di autunno il centro studi di Confindustria ha rivisto al ribasso le stime di crescita per il 2011 (al +1,3%, dal +1,6% stimato a giugno) e confermato le previsioni per il 2010. Anche in Italia la ripresa "perde slancio". Serve "uno scatto di reni nelle riforme", ci sono "nodi strutturali non sciolti". Ma la leader degli industriali, Emma Marcegaglia: "Il peggio è alle spalle".

Le preoccupazioni di Confindustria Il centro studi di Confindustria ribadisce il nodo "dei gravi problemi di competitività che il Paese patisce". Lo scenario economico "si presenta più confuso e incerto" anche perché "letto attraverso le lenti dei nodi strutturali non sciolti". "In epoche normali i dati recenti sarebbero stati colti come segnali di un fisiologico rallentamento" ma pesa "il timore che la frenata sia determinata dal prevalere dei venti contrari che impediscono il consolidamento e l’autosostenibilità della fase espansiva". Anche "la sostenibilità dei conti pubblici passa per la cruna delle riforme strutturali". Ci sono "zavorre" che "possono aver contribuito a smorzare lo slancio con cui la ripresa era partita".

L'invito a riformare il Paese Al netto del nodo riforme, lo scenario economico tracciato oggi dai tecnici di va dell'Astronomia è "ispirato a prudente ottimismo, dove i rischi al ribasso sono bilanciati da possibili sorprese positive". Le previsioni "sono ispirate a cautela", ma disegnano comunque un "recupero con tempi lunghi". Confindustria rinnova quindi l’appello a fare riforme, "non più rinviabili, e la crisi ha reso più urgenti", sottolinea il direttore del centro studi Luca Paolazzi. "In assenza di riforme - sottolinea il rapporto - il pericolo è che la crescita bassa e protratta a lungo determini l’aumento della disoccupazione strutturale e faccia perdurare l’eccesso di capacità produttive, con conseguente necessità di ampie ristrutturazioni".

La sfida alla modernizzazione Secondo gli industriali, ci troviamo davanti una "Italia più povera, in assoluto e ancor più in rapporto agli altri Paesi avanzati". Rinnovando l’allarme per il ritardo nelle riforme, il Centro studi sottolinea "sei questioni cruciali" sul fronte dei "ritardi per la modernizzazione". Una analisi che si sofferma su semplicità e chiarezza delle regole per le imprese (a partire dalla riforma della pubblica amministrazione); il carico fiscale sulle imprese e sui lavoratori; l’istruzione; la ricerca e l’innovazione, terreno su cui siamo "in forte svantaggio"; infrastrutture, settore in cui "il Paese ha dissipato la leadership che aveva quaranta anni fa tagliando le risorse e rafforzando il potere di veto dei sempre più numerosi soggetti interessati"; la concorrenza: "le liberalizzazioni da sole aumenterebbero al produttività del 14,1%".

Il mercato del lavoro Il Centro studi di Confindustria stima che "il 2010 si chiuderà con 480 mila persone occupate in meno rispetto al 2008". Con un ricorso alla cassa integrazione che "rimarrà alto per il resto del 2010". Sono 450mila sono i posti di lavoro già persi a fine giugno, altri 30mila sono "a rischio" nella seconda metà dell’anno. Per gli economisti di via dell'Astronomia "l’occupazione non ripartirà prima dell’anno prossimo", con una stima del +0,4% delle unità di lavoro, e un tasso di disoccupazione che "salirà, terminando il 2011 al 9,3%".

Marcegaglia: "Il peggio allae spalle" Il peggio "è alle spalle", la "recessione non c’è più" ma in Italia c’è ancora il problema della bassa crescita, dunque non sono più rinviabili le riforme. Secondo la Marcegaglia, "siamo ancora in una situazione incerta, una situazione che se andrà avanti così, con questo tasso di crescita, ci permetterà di tornare ai livelli pre-crisi solo nel 2013". Per questo la leader degli industriali torna a chiedere che "ci si concentri sui temi dell’economia. Abbiamo una lista di temi che sono sostanzialmente quelli che anche il governo e Tremonti vogliono portare avanti: fisco, capitale umano, scuola, ricerca, infrastrutture, energia e problema di più mercato". La leader degli industriali invita a "fare delle cose chiare e in tempi brevi perché se stiamo fermi il rischio è quello di crescere troppo poco, di avere un reddito che cala e un tasso di disoccupazione troppo alto".

E' venuto veramente il momento "in questa congiuntura migliore del passato ma ancora incerta e difficile mettere mano alle riforme che questo Paese ha per tanto tempo lasciato da parte".

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