Con il crollo di Aig, società assicurativa Usa che ieri ha perso in Borsa il 21%, la crisi dei mercati finanziari fa un salto di qualità. Facciamo un passo indietro. Banalmente il virus dei mercati nasce da un irresponsabile eccesso di fiducia: quello che i tecnici chiamano una bolla del credito. Le banche, sembra incredibile, hanno prestato quattrini come si mangiano noccioline al tavolo di un bar. Praticamente chiunque poteva andare a farsi accendere un mutuo. Il mercato immobiliare tirava. Eccome. Una volta entrati in casa, la rata del mutuo diventava via via più bassa in funzione dell’aumento di valore dell’immobile comprato a debito. Il meccanismo, più di un anno fa, si è rotto. Nel frattempo le banche commerciali si erano disfatte di questi mutui, attraverso complesse operazioni finanziarie. Il cerino si è spostato di mano, ma è rimasto acceso. I mutui sono ancora in essere, i quasi-proprietari di casa sono in difficoltà a pagare le rate, e gli immobili non valgono di più ogni giorno che passa.
Cosa c’entri tutto ciò con le assicurazioni può sembrare un mistero, ma tra poco ci arriviamo. La crisi immobiliare si è dunque presto tramutata in una crisi bancaria. Non è un inedito della storia economica. Se è lecito comprare un immobile a debito, un qualche rischio che il debitore non paghi c’è sempre. Ma se il livello dei debiti non onorati sale oltre un certo livello, sono guai veri. È ciò che è avvenuto in America. Le banche più coinvolte sono quelle più lontane dall’erogazione del mutuo: sono quelle che hanno finanziarizzato l’operazione. Ecco perché, prima conclusione del nostro ragionamento, Lehman Brothers, una banca senza sportelli, è fallita. Ecco perché Merrill Lynch è stata comprata da Bank of America, che a differenza della prima, ha circa 6mila sportelli sul territorio.
Fino a quando il virus era confinato al circuito case mutui- banche il sistema conosceva l’antibiotico: un po’ di intervento di Stato (i prestiti della Fed e l’intervento sulle agenzie statali Fannie e Freddie) e qualche doloroso fallimento. L’entrata in scena di Aig complica il decorso della malattia. Si tratta di un’assicurazione, come quelle di casa nostra (Allianz, Generali o Axa), e dunque si occupa di assicurare contro il rischio danni e vita (dunque anche la previdenza). Ma negli ultimi anni ha spinto sull’acceleratore della finanza. In buona sintesi, oltre ai soliti rischi si è presa la briga di assicurare anche la solvibilità di aziende, banche, emittenti di qualsiasi tipo. Insomma, assicura da rischi finanziari.
Un modello che in Europa ha solo, in minima parte, qualche somiglianza in Swiss Re. Aig, per fare un esempio di scuola, potrebbe aver assicurato dal rischio fallimento le obbligazioni emesse da Lehman, che ora è fallita. Un bel pasticcio. Un’assicurazione tradizionale si tiene in casa, grazie ai premi riscossi, i margini per ripagare il verificarsi dell’evento assicurato. Il punto è che, secondo le prime ricostruzioni, Aig ha più di 440 miliardi di «eventi finanziari» assicurati. Una bomba. Anche se interamente americana, pur sempre una bomba.
Ritornando dunque al nostro punto di partenza, siamo sull’orlo di un precipizio finanziario. Non sarà certo la fine del mondo. E tanto meno di quello capitalistico. Mail precipizio c’è. Lo abbiamo scavato attraverso la concessione di soldi facili (credito) a troppi. Quando il mercato è girato si è reagito in modo speculare. Non ci si fida più di nessuno: le banche tra di loro e ora persino le assicurazioni. Di fronte a questo scenario ci sono due poli opposti di intervento. Lo Stato (quello americano) si prende in casa i rischi e ne sopporta gli eventuali costi.Oppurelascia fallire gli improvvidi.
La via scelta per ora sembra una strada di mezzo. Contribuire al salvataggio del possibile e soprattutto di quelle istituzioni il cui crollo avrebbe maggiori impatti sociali. Aig fa parte di queste ultime.http://blog.ilgiornale.it/porro
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.