Cristianesimo e scienza Daniel Scott in Triennale

Scintille e carezze. Aspri e lussuriosi litigi. Cenette vis-à-vis dove tutto sembra andare per il meglio, ma poi una frase sbagliata, una carta tirata fuori dal mazzo dei pretesti, ed ecco che ha inizio l’odissea del rancore. Il burrascoso matrimonio tra cristianesimo e scienza sembra andare avanti così da secoli.
Matrimonio? Per Daniel Scott - fisico teorico laureato a Cambridge nonché membro della Christian Science, che oggi alle 17 allo spazio LAB della Triennale, su invito delle Edizioni Olivares, terrà la conferenza «Credere o Comprendere?» - La fede religiosa in un’epoca scientifica è proprio un matrimonio. «La scienza richiede un certo grado di fede - spiega Scott - Max Planck, il padre della teoria dei quanti, dichiarò: "La fede è una qualità di cui gli scienziati non possono fare a meno" e la teologa Mary Baker Eddy ha potuto affermare che Gesù è «l'uomo più scientifico che abbia mai calcato il globo terrestre». Ritenere scienza e fede incompatibili è un modo molto limitato di pensare».

A questo punto che fare, dunque, non di Dio, ma della scienza? «Parlerò anche di questo: la mia "fede" sul fatto che quando accendo il motore la mia auto parte e mi porterà da A a B è molto rafforzata dalla mia comprensione di come funziona il motore. Allo stesso modo, passando all'ambito spirituale, conoscere e comprendere Dio non può che rafforzare la fede religiosa».

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