Cristina, l’impiegata che apre una busta e finisce al Sacco

La singolare mattina della signora Cristina inizia solo alle 11.30 di ieri. Fino a quel momento, infatti, tutto rientrava nella norma, nella lunga serie delle solite incombenze che si devono sbrigare in un ufficio aperto dalle 8.30 alle 13 e dove lavorano una trentina di persone. La donna, una quarantenne, è un’impiegata come tante. E ieri si apprestava ad aprire la busta indirizzata agli uffici di Equitalia Nord, via San Gregorio 55. Il mittente è tale A. Lulli, residente a Milano in via Monticelli. E la busta bianca contiene qualcosa che, al tatto, forse, potrebbe sembrare anomalo. La signora Cristina, però, non ci fa molto caso, per lei non è importante. E, del resto, per chi lo sarebbe? Come si fa a far attenzione a tutto? Equitalia è la società incaricata dell’esercizio dell’attività di riscossione nazionale di tributi e contributi. Solo nelle tre sedi milanesi - in via San Gregorio, via del Bollo (Cordusio) e via dell’Innovazione (Bicocca) - ogni mese, riceve un mare di corrispondenza. Così Cristina apre la busta.
Il foglio bianco ripiegato all’interno scivola fuori dalla busta e ne esce una polverina bianca. «Che strano - pensa subito la donna - che cosa sarà mai?». Poi, ad alta voce, richiama l’attenzione di due colleghi che stanno lavorando accanto a lei. E, proprio in quel momento, è lei stessa a rendersi conto che qualcosa non va.
«Facciamo attenzione - grida un altro impiegato-, stiamo lontani dalla polvere, non avvicinatevi, chiamiamo la polizia».
L’ufficio si ferma, si congela in quel momento di paura. Solo in quell’attimo gli impiegati si rendono conto di essere diventati un obiettivo.

«Solo allora è venuto in mente a tutti il pacco bomba esploso nella nostra agenzia di via Millevoi, a Roma, il 9 dicembre» racconterà qualche ora più tardi Roberto, un collega di Cristina. Lei, insieme ad altri due colleghi, intanto è finita al Sacco.

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