Eravamo stati facili profeti su queste colonne fin dallo scorso autunno: il candidato giusto per dirigere la Biennale dArte di Venezia, dopo una lunga lista di curatori stranieri (Martinez & Corral, Storr, Birnbaum e Curiger) poteva essere solo uno. Massimiliano Gioni, giovane, italiano ma con unesperienza internazionale titolatissima. Una scelta ottima, ratificata ieri dal nuovo cda presieduto da Paolo Baratta, che ha anche designato Ivan Fedele per il settore musica (fino al 2015) e confermato Alex Rigola per il teatro e Ismael Ivo per la danza.
Nato a Busto Arsizio nel 73, Gioni festeggerà il suo quarantesimo compleanno con lincarico più prestigioso e agognato dal mondo dellarte. Sarà il più giovane direttore della storia della Biennale. Fumatore accanito, viaggiatore instancabile, si è formato in quella fucina di talenti che è la rivista Flash Art, spinto proprio dalleditore Giancarlo Politi a lasciare prestissimo lItalia per lavorare come suo caporedattore a New York, dal 2000 al 2002. Ha così ripercorso le orme del suo amico Francesco Bonami, che infatti lo invitò a curare una sezione distaccata del Padiglione Italia alla Biennale del 2003, dove fece costruire dal gruppo di architetti A12 una scatola rossa contenente i lavori degli altri artisti. Altri suoi mentori deccezione sono stati Maurizio Cattelan e Beatrice Trussardi. Del primo è diventato una sorta di alter-ego, quasi un uomo nellombra, presentandosi al suo posto nelle conferenze stampa e scrivendogli le dichiarazioni. Insieme hanno curato la Biennale di Berlino nel 2006 e inventato la Wrong Gallery, piccola vetrina nel cuore di Chelsea a Manhattan dove sono passati i più importanti artisti internazionali. La giovane figlia dello stilista bergamasco, poi, gli ha affidato fin dal 2003 la direzione della Fondazione Trussardi a Milano, che Gioni ha sapientemente delocalizzato utilizzando spazi sempre diversi. Dopo aver curato Manifesta nel 2004, è del 2007 la consacrazione internazionale con lincarico al New Museum of Contemporary Art di New York, di cui ha aperto la nuova avveniristica sede nella Bowery. E nel 2010 cura la Biennale di Gwangju in Sud Corea, altra tappa di avvicinamento alla Laguna.
Alle polemiche di casa nostra si è sempre sottratto con intelligenza e acume, e nel primo decennio della sua straordinaria carriera non ha mai fatto un passo falso. Quindi facciamo il tifo per lui, finalmente un compatriota al comando, che di certo saprà essere più fantasioso e irriverente dei suoi predecessori.
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