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Critico il presidente della Provincia Penati: «Vengo da una sinistra che vuole cambiare il mondo, non da quella che ha paura delle sfide» L’Expo 2015 nel mirino dei no global Alla Festa dell’Unità, 30 contestatori srotolano davanti al sindaco uno str

«Non si può fermare una grande occasione di sviluppo» Previsti 4 miliardi di investimenti e 70mila posti di lavoro

Critico il presidente della Provincia Penati: «Vengo da una sinistra che vuole cambiare il mondo, non da quella che ha paura delle sfide» L’Expo 2015 nel mirino dei no global Alla Festa dell’Unità, 30 contestatori srotolano davanti al sindaco uno str

«Stiamo già lavorando insieme. E insieme avremo la possibilità di costruire un progetto che darà lustro e porterà investimenti a Milano». Virgolettato sull’Expo 2015 che Letizia Moratti non può però completare. Il pensiero del sindaco viene interrotto bruscamente da un gruppo di contestatori, giovani della sinistra radicale che innalzano uno striscione: «No Expo».
Striscione accompagnato da fischi e urla dei pasdaran dell’immobilismo, di quelli che nell’Expo «non vedono un’occasione di sviluppo per un territorio ammalato, sfruttato e inquinato». Protesta sonora che irrompe nel dibattito alla Festa dell’Unità tra il primo cittadino di Milano e il presidente della Provincia.
E proprio a Filippo Penati spetta l’onore di replicare a quella pattuglia contestatrice formata da verdi, comunisti italiani e pure da qualche girotondino d’essai. «Io vengo da una sinistra che voleva cambiare il mondo, che non aveva paura delle sfide. Non è nella storia della sinistra essere conservatrice, rinunciataria capace solo di dire “no, non lo voglio perché già so che non va bene”». Applausi dalla platea che affolla lo spazio coop della kermesse rossa.
Ma l’inquilino di via Vivaio non ha finito la sua lezione ai no global in salsa ambrosiana: «Expo 2015 sarà una grande occasione non solo per il nostro territorio ma anche per i Paesi in via di sviluppo. Le cose si possono fare bene o male. Una chiave inglese si può usare per aggiustare la macchina o per darla in testa all’avversario. Come dire: tutto dipende dall’uso che si fa». Metafora dove la chiave inglese è Expo 2015 ossia lo strumento, «quel grande evento bandiera di cui, parola dell’Ocse, Milano e l’Italia hanno bisogno». Certezza di chi non vuole seguire né il popolo del «no expo» né quello dei «gufi» - «io guardo alle colombe» annota il sindaco - ma imitare Barcellona «riuscita con Expo a cambiare il suo volto e divenire punto di riferimento per i giovani di tutt’Europa, con 40mila italiani che vi studiano e vi lavorano».
Non c’è opzione alternativa - «perché essere rinunciatari? perché dire che non saremo capaci di fare altrettanto?» chiosa Penati - e lo dimostra, rimarca Letizia Moratti, «la straordinaria collaborazione istituzionale»: «Da Giorgio Napolitano a Romano Prodi passando per i ministri Emma Bonino, Paolo De Castro impegnati in attività di promozione, con noi e autonomamente, per portare a casa il risultato».
«Risultato» aggiunge il sindaco di Milano che dà corpo e sostanza a grandi progetti, «logicamente ci possono essere delle sbavature».

E che per la città rappresenta «occasione di riqualificazione di aree e zone, ma anche delle vie d’acqua e pure per dare compensazione al verde». Scenario del futuro che nel 2015 vedrebbe qualcosa come 30 milioni di visitatori spalmati su sei mesi e investimenti per quattro miliardi di euro oltreché 70mila posti di lavoro. Domani che non può essere «no expo».

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