Come un fratello gemello di cui si sono perse le tracce poco dopo la nascita. È un vero giallo per il quale si cerca di dare una soluzione, anche se non sarà facile. Il disperso è la «Crocifissione di Pietro» il quadro che fu commissionato al Caravaggio, insieme alla «Conversione di Saulo», da monsignor Tiberio Cerasi nel settembre del 1600. La tela dedicata al fondatore della Chiesa è scomparsa pochi anni dopo ma per gli storici dellarte non è mai caduta nelloblio.
Tuttoggi è intatta la speranza di ritrovarla. Come spiega Valeria Merlini, restauratrice della Conversione di Saulo, «le ultime tracce della Crocifissione risalgono alla metà del Seicento. Nel 1646 gli eredi del cardinal Giacomo Sannesio, marchigiano, (che aveva acquistato entrambi i quadri dai familiari di Cerasi) cedettero le opere al vicerè di Sicilia e Napoli, Juan Alfonso Enriquez de Cabrera. Che le portò con sé a Madrid. A questo punto il bivio: la Conversione di Saulo fu acquistata da un nobile genovese, siamo nel 1658, e della Crocifissione non si seppe più nulla».
Insomma quattro secoli di buio, o di mistero, se si preferisce. Perché le ipotesi, in un arco di tempo così lungo, non sono certo mancate.
«La ragionevolezza fa pensare che, se il dipinto esiste ancora, si trovi in un luogo dove non è compreso per quello che è - azzarda Valeria Merlini - a esempio in un convento di clausura spagnolo. In Italia praticamente non esistono luoghi inesplorati dal punto di vista artistico, ma la Spagna è ben diversa. Lì è difficilissimo metter piede in un convento. Chi può accedervi deve avere una forte motivazione religiosa e insieme un buon bagaglio di storia dellarte. Mettiamo poi il caso che qualche storico riesca a entrare in un luogo di clausura, non è detto che poi riesca a visitarlo tutto». «La Crocifissione di Pietro» potrebbe essere ancora appesa alle pareti di unabbazia, punto di riferimento spirituale più che artistico.
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