
Esattamente un anno fa, dopo che la Cassazione aveva confermato l'ergastolo per l'omicidio dello zio Mario, Giacomo Bozzoli non si era fatto trovare. Dopo diversi giorni, era stato arrestato in casa sua, a Soiano, in provincia di Brescia. "Sono innocente. Vi prego, fatemi vedere mio figlio" la richiesta di Bozzoli, in lacrime, ai carabinieri. Oggi una notizia sorprendente: la Corte europea dei diritti dell'uomo ha dichiarato ammissibile il ricorso presentato dai suoi avvocati. A darne notizia è stato il quotidiano Bresciaoggi: al centro del ricorso il cambio del capo di imputazione avvenuto nella penultima udienza del processo di primo grado.
Nel capo di imputazione iniziale si contestava al 40enne di avere ucciso lo zio nella fonderia di cui era proprietario Bozzoli, e di essersi liberato del corpo fuori dall'azienda in un luogo imprecisato. Ma dopo un esperimento giudiziale, nel processo che si è celebrato davanti alla Corte d'assise di Brescia - l'ormai noto maialino fuso nel forno della fonderia - c'è stato il cambio di imputazione e l'ipotesi - poi confermata in ogni grado di giudizio - che il nipote abbia ucciso lo zio nel forno della fonderia dove entrambi lavoravano.
È sotto processo ora anche Oscar Maggi, uno degli operai addetti al forno della fonderia che avrebbe aiutato Giacomo Bozzoli ad attuare il suo piano criminale.
Maggi in particolare è accusato di aver riattivato l’impianto di aspirazione dei fumi, andato in blocco dopo la fumata anomala – ritenuta la certificazione del delitto – causata dalla carbonizzazione del cadavere di Mario Bozzoli.