Anziana uccisa con l'auto rubata: i bimbi rom affidati al Comune

Il Tribunale dei minori ha tolto la responsabilità genitoriale alle famiglie. Tre sono in comunità, uno è ancora irreperibile

Anziana uccisa con l'auto rubata: i bimbi rom affidati al Comune
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È stata assegnata al Comune, e quindi tolta alle famiglie, la responsabilità genitoriale dei tre ragazzini rom, fra gli 11 e i 13 anni, che l'11 agosto in via Saponaro hanno travolto e ucciso a bordo di un'auto rubata la 71enne Cecilia De Astis. Lo ha deciso ieri il giudice delegato del Tribunale dei minori Ciro Iacomino.

L'udienza, cominciata intorno alle 10, doveva decidere l'affidamento dei quattro minorenni coinvolti nell'investimento e le misure da adottare per la loro gestione immediata e il loro collocamento. Si tratta di due fratellini di 11 e 13 anni (il più grande era alla guida) e di una 11enne, che era anche lei sull'auto. Un quarto ragazzino, sempre minore di 14 anni, si è allontanato dal campo di via Selvanesco, dove i minorenni risiedevano con le famiglie, ed è irreperibile. Si troverebbe ormai all'estero. Nel caso della ragazzina il provvedimento sarà notificato alla madre che per ora non è stata trovata. Ieri in udienza è stata sentita dal giudice la madre dei due fratellini, che è stata arrestata lo scorso 20 agosto per un cumulo di pene per una serie di furti compiuti tra il 2017 e il 2019. Ascoltati poi due dei padri, arrivati scortati dalla polizia penitenziaria, perché anche loro si trovano in carcere. Oggi sarà sentito il padre del quarto ragazzino, quello scappato. Nei suoi confronti sarà preso lo stesso provvedimento. L'affidamento è stato assegnato ai servizi sociali, in continuità con le misure prese nella fase iniziale. I tre ragazzini resteranno nella comunità protetta in cui già si trovano.

All'udienza di ieri era presente inoltre la nonna dei due fratellini. All'uscita dal Tribunale nessuno ha voluto o potuto rilasciare dichiarazioni. Soltanto l'avvocato Paola Matteini, legale della nonna dei due bambini, si è limitata a dire: «In questo momento non è il caso di rilasciare dichiarazioni. Io non mi occupo dei ragazzini, assisto la nonna, che è interessata alla sorte dei nipoti». Fuori dal Tribunale si è presentato anche Filippo Di Terlizzi, figlio di Cecilia De Astis, che ha rilasciato ampie dichiarazioni. «Cosa mi aspetto dall'udienza di oggi? Che la magistratura faccia il suo lavoro, devono inquadrare e valutare questi ragazzini, inquadrarli all'interno del loro ambito familiare», ha detto. «È una situazione che già si conosce perché si sa di che cosa vivono, di quali espedienti vivono queste persone, si sa che vivono di furti, non nascondiamocelo. Dobbiamo essere forti tutti insieme, coesi in questa situazione e ribellarci e farci sentire». Poi ha aggiunto: «Non si può riversare tutta la colpa ai ragazzini proprio perché non hanno ancora la maturità per rendersi perfettamente conto delle loro azioni, ma questo non toglie che siano comunque responsabili. Evidentemente non hanno sviluppato una coscienza e un rispetto per il prossimo. Sono stati educati a rubare e, in questo caso, anche a uccidere, senza porsi un minimo problema di coscienza.

La giustizia potrebbe essere quella di mandare questi ragazzini in un riformatorio, in un luogo dove possono essere rieducati, per quanto si possa rieducare chi è stato introdotto nella società con queste modalità, e fare in modo che tramite l'istituzione queste persone non abbiano più modo di nuocere ai cittadini, non solo andando dove si insediano con i campi rom, ma proprio togliendoli da questo Paese».

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