Cronaca giudiziaria

Ballò e cantò sulle tombe dei militari: condannato rapper straniero

La Corte d'Appello di Trieste ha confermato la condanna ad otto mesi di reclusione per un rapper di origini ghanesi, per vilipendio di tombe. Il giovane era finito a processo perché nel 2017 girò senza autorizzazione un video musicale nel sacrario di Redipuglia, ballando e cantando sui gradoni

Il rapper sui gradoni del sacrario di Redipuglia
Il rapper sui gradoni del sacrario di Redipuglia

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Ballò e cantò sulle tombe dei militari: condannato rapper straniero

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Era finito sul banco degli imputati con l'accusa di vilipendio di tombe. Il motivo? Ormai sei anni fa girò un video musicale nel quale lo si vedeva chiaramente ballare e cantare sui gradoni del sacrario militare di Redipuglia, dove da decenni riposano decine e decine di migliaia di soldati caduti durante la Grande Guerra. E proprio nelle scorse ore, la Corte d'Appello di Trieste si è espressa, confermando la condanna ad otto mesi di reclusione già comminatagli in primo grado. Protagonista della vicenda in questione è il rapper di origini ghanesi Justin Owusu, che stando a quanto riportato dalla stampa locale è stato ritenuto colpevole delle accuse mossegli in base all'articolo 408 del Codice penale. Nell'ambito del medesimo procedimento giudiziario poi, è stato condannato a sei mesi per lo stesso motivo anche Mattia Antonio Piras (un altro giovane che compariva in alcune sequenze del suddetto videoclip, girato nel santuario).

Nei confronti di entrambi sono quindi state confermate le condanne emesse nel 2020 dal tribunale di Gorizia. Nel frattempo, il videoclip in questione è stato da tempo rimosso dal web. Ma all'epoca della sua uscita, suscitò non poco clamore: era il 10 aprile del 2017 quando su YouTube comparve il video rap “Csi: Chi sbaglia impara”. Due gli elementi che fecero storcere il naso a tanti: innanzitutto il fatto che, ad un certo punto del fimato, si vedeva il rapper di origine ghanese improvvisare (insieme al sodale) un balletto a Redipuglia. Proprio nel sacrario militare voluto circa un secolo fa per ricordare i giovani morti in battaglia nel corso della Prima Guerra Mondiale.

E poi, sulla base di quel che è emerso in un secondo momento, si sarebbe trattata di un'azione non autorizzata: Owusu non avrebbe a quanto pare chiesto alcun permesso prima di girare quel video all'interno del santuario. A sollevare la questione fu peraltro l'allora sindaco di Foliano Redipuglia (ed oggi consigliere regionale della Lega in Friuli Venezia Giulia) Antonio Calligaris. Dal canto suo, Owusu si difese asserendo di esser stato frainteso e strumentalizzato: a suo dire non aveva intenzione di offendere la memoria dei caduti, in quanto (sempre nella sua visione) il suo intento sarebbe stato quello di riprendere alcuni dei luoghi più iconici e caratteristici del Friuli Venezia Giulia, facendoli conoscere anche al di fuori dei confini nazionali. Giustificazioni che non hanno evidentemente convinto i giudici, con il senno di poi. E salvo sorprese, la storia sembra ormai essersi chiusa.

Ad oltre un lustro dai fatti.

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