
La procura di Milano ha chiuso le indagini, in vista della richiesta di rinvio a giudizio, per i carabinieri indagati nel filone sul depistaggio del caso Ramy. L'avviso di conclusione delle indagini nei confronti di due militari, firmato dai pm Marco Cirigliano e Giancarla Serafini della procura guidata da Marcello Viola, è stato notificato poco fa agli avvocati Pietro Porciani e Michele Apicella. Sono indagati per frode processuale aggravata per avere - secondo l'accusa - costretto il testimone di cancellare i video sull'incidente in cui è rimasto ucciso Ramy Elgaml, alle 04:03:40 del 24 novembre 2024. Altri due militari, cioè i due carabinieri del Nucleo radiomobile di Milano che hanno partecipato all'inseguimento dello scooter, sono pure accusati di depistaggio ma anche di favoreggiamento perché "al fine di impedire, ostacolare o sviare un'indagine" avrebbero costretto un testimone oculare a cancellare "immediatamente" i video dello scontro avvenuto all'incrocio tra via Quaranta e via Ripamonti. In particolare avrebbero agito dietro "minaccia". "Cancella il video...fammi vedere che lo hai cancellato...dammi un documento che adesso ti becchi una denuncia", le loro frasi rivolte al testimone, secondo l'accusa.
Secondo il capo di imputazione, i due militari accusati solo di depistaggio avrebbero alterato "artificiosamente il corpo del reato ovvero lo stato delle cose connesse al reato al fine di impedire, ostacolare o sviare l'indagine relativa al sinistro stradale con esito mortale" ai danni di Ramy. Per farlo avrebbero costretto il testimone "a cancellare dal proprio telefono cellulare" nove file contenenti "video, appena effettuati, relativi alle diverse fasi del sinistro stradale sopra menzionato, nonché alle fasi immediatamente successive". I due sono accusati di frode processuale aggravata dall'avere commesso il fatto con "distruzione e danneggiamento, in tutto o in parte, di documenti da impiegare come elementi di prova o comunque utili alla scoperta del reato e al suo accertamento".
All' inizio di luglio è arrivato l'avviso di conclusione delle indagini nel filone sull'omicidio stradale relativo alle responsabilità per l'incidente che ha causato la morte del ragazzo, in cui oltre ai carabiniere risponde l'amico Fares Bouzidi che guidava lo scooter.
Secondo la ricostruzione, l'inseguimento da parte di una Giulietta dei carabinieri è avvenuto per otto chilometri. A Fares Bouzidi viene contestato l'omicidio stradale aggravato. Era senza patente e guidava sotto l'effetto di sostanze stupefacenti.