"Scenario che offusca la realtà". Le critiche dell'accusa alla sentenza appellata

La corte d'Appello ha rideterminato la pena dello zio da 14 a 22 anni: a ucciderla è stata tutta la famiglia. Dura arringa dei pm

I cugini di Saman, nel cortile della Corte di appello di Bologna
I cugini di Saman, nel cortile della Corte di appello di Bologna
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Sono state necessarie lunghe ore di camera di consiglio per giungere alla sentenza da parte della Corte d'assise d'appello nel caso di Saman Abbas. Alla fine per i genitori della giovane sono stati confermati gli ergastoli al pari dei cugini, mentre per lo zio la pena è stata aumentata da 14 a 22 anni. Per lui l'accusa aveva chiesto l'ergastolo, che però non è stato accordato.

"Più parole avrebbero dovuto essere scritte per restituire l’inumanità, l’atrocità, il contesto e la modalità dell’uccisione di questa giovane ragazza, e meno parole erano necessarie, invece, rispetto a quelle che sono state scritte nella corposa motivazione, per valutare oggettivamente tutti i fatti e per comporli seguendo un ragionamento lineare, logico, rigoroso e rispettoso delle evidenze processuali", hanno dichiarato il pg aggiunto Silvia Marzocchi e il Maria Rita Pantani, rappresentanti dell'accusa.

In aula, i genitori di Saman hanno negato in tutti i modi di aver ucciso la figlia. Hanno accusato gli altri, hanno smentito le dichiarazioni del loro altro figlio, il fratello minore di Saman che per l'accusa era un testimone chiave. Per l'accusa, i genitori lo hanno "sacrificato, abbandonato in Italia e gli hanno comunicato solo dopo l’intenzione di lasciarlo con lo zio, venne costretto ad una fuga da clandestino". Gli è stato chiesto di "coprire le responsabilità, di scegliere tra una condanna per sé o dire la verità e incastrare loro. Gli è stato chiesto di immolarsi, un atteggiamento che non si può pretendere da nessuno".

Secondo la procura generale, per la quale il fratello di Saman ha sempre detto il vero, la Corte d'assise ha travisato "le dichiarazioni di testimoni, discostandosi dagli accertamenti peritali, fino a costruire uno scenario che offusca la realtà, che è purtroppo più basilare, nella sua drammaticità".

Al centro dell'arringa anche l'interpretazione di uno video cruciali nel quale si vedono i cugini e lo zio con le pale in mano il giorno prima dell'omicidio: "Al di là di ogni ragionevole dubbio quel giorno hanno scavato la fossa, poi riempita il giorno dopo. Nessun altro lavoro venne loro commissionato".

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