Cinghiate e frustate al figlio disabile perché non imparava il Corano: assolto senegalese

Un uomo è stato assolto dalle accuse di lesioni gravi sul figlio, perché l'accusa di lesioni gravi è stata derubricata a percosse, perseguibile per querela, non effettuata dalla moglie

Cinghiate e frustate al figlio disabile perché non imparava il Corano: assolto senegalese
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Un senegalese di 46 anni è stato assolto dal tribunale di Rimini dopo esser stato accusato di aver pesantemente sculacciato il figlio, un 13enne affetto da una grave patologia congenita che gli rende un arto invalido, perché non imparava a memoria il Corano. La segnalazione era partita dai servizi sociali ma il giudice ha deciso di accogliere la richiesta della difesa, derubricando il reato da lesioni gravi a percosse. E dal momento che per l'ordinamento italiano questo è un reato che può essere perseguito solamente su querela di parte, a differenza dell'accusa, e che la madre del ragazzino non ha proceduto con la denuncia, per l'uomo è arrivata l'assoluzione per non luogo a procedere.

Una sconfitta per la giustizia italiana dopo la denuncia dei servizi sociali, secondo i quali il ragazzino viveva in uno stato di vessazione da parte del padre. Stando alle informazioni racconte dagli investigatori, infatti, pare che l'uomo usasse percuotere il figlio, nonché insultarlo, perché il ragazzino non riusciva a imparare a memoria i versetti in arabo del libro sacro di Maometto. Secondo i servizi sociali le vessazioni erano sistematiche contro il ragazzino e per questa ragione il pubblico ministero aveva chiesto per lui una reclusione di cinque anni. Secondo quanto emerso nel processo, stando a quanto riportano le cronache locali, le percosse avvenivano anche tragiche cinghiate e frustate. Il ragazzo, che all'epoca dei fatti era minorenne e lo è tutt'ora, è stato ascoltato dal giudice e non aveva esitato a confermare punto per punto tutte le violenze del padre. Ha anche riferito che il padre reagiva con veemenza quando il giovane non riusciva a capire l'arabo.

Non è chiaro se il giovanissimo sia stato allontanato dalla famiglia di origine, a fronte delle sue dichiarazioni, o se continui invece a vivere con il padre.

Sono numerosi i casi di giovanissimi di seconda generazione, nati in Italia o arrivati qui da bambini, che crescendo desiderano seguire uno stile di vita occidentale distaccandosi dalle tradizioni di famiglia. E molti di loro devono subire vessazioni in famiglia perché molti immigrati non accettano che i figli non seguano le tradizioni del loro Paese di origine.

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