Cronaca giudiziaria

"Conte e Speranza in galera". Rabbia al presidio di fronte al tribunale di Brescia

Il leader del M5S e l'ex ministro della Salute, i due dominus dell'emergenza sanitaria nella primavera 2020, sono a Brescia per essere interrogati dal tribunale dei Ministri

Il presidio davanti al tribunale di Brescia dove sono attesi Conte e Speranza
Il presidio davanti al tribunale di Brescia dove sono attesi Conte e Speranza

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"Conte e Speranza in galera". Rabbia al presidio di fronte al tribunale di Brescia

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“Conte e Speranza, avete mentito sapendo di mentire”. E anche: “Le vittime delle mancate cure ed effetti avversi, strage di stato. Pretendiamo giustizia”. Infine: "In vigile attesa di vedervi in galera". Rabbia, alimentata dai dubbi. E sete di giustizia. Sono i sentimenti nel presidio che da questa mattina presto, sotto una pioggia battente, si svolge davanti al tribunale di Brescia. Palloncini, cartelloni, foto di familiari morti. Tra loro ci sono tanti no vax, gli scettici del vaccino inoculato alla popolazione a partire dalla primavera 2021. Sono iniziati da poco gli interrogatori di Giuseppe Conte e Roberto Speranza, i dominus dell'emergenza sanitaria da coronavirus, accusati di omicidio colposo plurimo ed epidemia colposa per la gestione delle prime fasi della pandemia. Poco dopo le 14 è iniziato l'interrogatorio davanti al tribunale dei Ministri, tre giudici civili estratti a sorte, che dovranno decidere se archiviare l'inchiesta o se mandarla avanti trasmettendo gli atti al procuratore, il quale in ogni caso procederà solo dopo l'ok della camera di appartenenza. Conte è entrato nel palazzo di giustizia di Brescia da un'entrata secondaria, in un suv con i vetri oscurati insieme al suo avvocato Caterina Malavenda. Non ha voluto incrociare i giornalisti, che erano riuniti davanti all'aula per potergli fare domande sul caso. “Conte è bravo a farsi il giro dell'Italia tra i suoi sostenitori del Movimento cinque stelle, venisse qui da noi”, le parole di questa mattina al presidio, che nel frattempo si è sciolto. Anche Speranza ha fatto di tutto per glissare i cronisti, ma all'entrata principale si è almeno presentato il suo avvocato, Guido Calvi. "Risponderemo alle domande dei giudici, è sereno - ha ribadito - e non potrebbe essere diversamente".

Conte risponde in particolare (insieme al governatore lombardo Attilio Fontana e altri membri del Cts) della mancata istituzione della zona rossa nei due comuni di Alzano e Nembro. Zona rossa non si tardò invece a realizzare immediatamente a Codogno e in altri comuni del lodigiano, a ridosso della scoperta del primo caso, il 21 febbraio 2020. La contestazione nei confronti del leader pentastellato parte infatti dal 2 marzo 2020, quando per la prima volta – secondo l'accusa – fu informato in via informale della pericolosissima crescita dei contagi proprio in quella zona e della necessità, secondo i tecnici, di mandare i carabinieri per il rispetto di prescrizioni rigidissime per la popolazione, tra cui la chiusura delle attività produttive e il divieto assoluto di uscire di casa se non per estreme necessità o emergenze. La sua difesa si baserebbe sul fatto che i dati in quei giorni erano simili in altre zone della Lombardia, e che già qualche giorno dopo (il 7 marzo) la zona rossa fu applicata a tutta la regione. Roberto Speranza ha presentato una memoria di una 70ina di pagine in cui dovrebbe spiegare le sue ragioni.

Le domande dei giudici verteranno in particolare sull'accusa relativa alla mancata applicazione del piano pandemico già dal gennaio 2020.

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