Le cuffie buttate e il passaggio alla stazione: così i genitori hanno coperto l'assassino di Manuel

Quello che non torna nel racconto dell'omicida di Rozzano: il giovane ha confessato fin da subito ai genitori il delitto, ma solo sabato, quando è stato fermato dalla Polfer, si è costituito

Le cuffie buttate e il passaggio alla stazione: così i genitori hanno coperto l'assassino di Manuel
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Un altro omicidio inspiegabile, un'altra vittima del degrado sociale. Manuel Mastrapasqua è morto perché Daniele Rezza voleva le sue cuffiette da 14 euro, era nervoso e quella notte ha deciso di uscire di casa con un coltello a serramanico. L'aggressione di Rozzano è avvenuta poco prima delle 3 del mattino di venerdì 11 ottobre, quando Manuel stava rientrando da lavoro. E mentre lui agonizzava in una pozza di sangue, il suo assassino è rientrato a casa e si è messo a dormire. "È rimasto in piedi, ho pensato solo a scappare. Solo la mattina ho scoperto che era morto", ha poi dichiarato agli inquirenti.

Torna a casa sporco di sangue, ai genitori dice di aver "fatto a botte con dei nigeriani" ma loro non gli credono, agli inquirenti dicono che pensavano fosse "l’ennesima cavolata raccontata" dal figlio, che oggi descrivono come problematico. "Mi ha detto che aveva accoltellato una persona, non che l’aveva uccisa. Non ci abbiamo creduto", ha detto il padre, ancora sveglio quando il figlio rientra a casa. I pantaloni neri con le righe bianche che sono stati immortalati nei filmati di sorveglianza sono stati lavati in fretta e furia, forse senza troppe domande. Solo la mattina dopo Daniele Rezza racconta tutto ai genitori e ammette di aver accoltellato una persona. "Sapevamo del malessere interiore di Daniele. Avevamo cercato di aiutarlo, abbiamo fissato degli incontri con gli psicologi, ma lui si è sempre rifiutato", dicono oggi i genitori, che hanno aiutato il figlio in quel giorno e mezzo intercorso tra l'omicidio e la sua confessione. Non sarà facile dimostrare il favoreggiamento da parte dei genitori, motivo per il quale la coppia non è indagata.

Le cuffiette blu che Rezza a rubato a Manuel sono al collo dell'assassino nelle immagini riprese dalla telecamera di sorveglianza. Ma sono poi state trovate in un cestino a molti isolati di distanza sia dal luogo dell'omicidio che dalla casa dell'assassino. "Quando mi ha chiesto di gettare le cuffie non sapevo quello che era successo, non lo sapeva ancora nessuno. Mi ha chiesto di buttarle e io l’ho fatto, anche perché erano rotte", ha spiegato il padre agli investigatori, ai quali ha indicato il luogo in cui le aveva buttate. Il padre dice che quando le ha fatte sparire non pensava fossero collegate all'aggressione effettuata dal figlio ma è difficile credere a questa versione, visto anche dove sono state trovate. Ed è stato lo stesso padre ad accompagnare il figlio alla stazione di Pieve Emanuele, la mattina di sabato. Dice che il figlio gli ha raccontato di voler andare a trovare un amico ma le sue intenzioni erano altre: "Volendo espatriare, si reca in compagnia del padre presso la stazione di Pieve Emanuele".

Così scrive il pm che ha disposto per Rezza la custodia cautelare nel carcere di San Vittore. Voleva andare in Francia, "scappare dall'Italia prendendo un autobus sostitutivo alla linea ferroviaria diretto a Torino, per poi proseguire la fuga a bordo del primo autobus Flixbus disponibile per l'estero". Ma è stato fermato al primo controllo della Polfer, che notando il suo atteggiamento sospetto decide di effettuare il controllo dei documenti. È a loro che l'assassino confessa di aver ucciso a Rozzano, una versione confermata successivamente al pm. Oggi, da San Vittore, dicono sia "sfuggente, poco comunicativo, con pensieri non sempre lineari".

Questa sarà probabilmente la strategia difensiva del suo avvocato, Maurizio Ferrari. "Non è lucido e non si rende pienamente conto di quel che è successo.

Chiederemo una perizia psichiatrica, ci sono segnali di disturbi", ha poi aggiunto il legale, che oggi assisterà all'udienza di convalida del fermo nel carcere di San Vittore. Ma intanto un 31enne la cui unica colpa è stata quella di essersi trovato a incrociare la strada di Rezza che era "nervoso" è morto.

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