È stato condannato in Appello a nove anni e otto mesi di reclusione il 64enne Qemajl Gjigolli, accusato di concorso in omicidio per aver guidato l'auto del commando che ha ucciso Jhonny Sulejmanovic, il 18enne di etnia rom freddato a colpi di pistola mentre dormiva con la moglie incinta nel proprio furgone, accanto all'Ortomercato. Il delitto è avvenuto in via Varsavia nella notte tra il 25 e il 26 aprile 2024.
Gjigolli, tuttora in carcere, è l'unico dei sei imputati per l'omicidio ad essere arrivato davanti alla corte d'Assise d'appello. All'udienza di ieri la Procura generale ha chiesto la conferma della condanna a dieci anni di reclusione, arrivata lo scorso 10 gennaio con il rito abbreviato davanti al gup Roberto Crepaldi. Per il sostituto pg, il 64enne al volante dell'auto che trasportava i killer e che li ha aspettati per portarli via dopo l'esecuzione non poteva non sapere cosa andavano a fare i complici. Ha fornito quindi «un concorso morale e materiale» all'omicidio. La Corte presieduta dal giudice Ivana Caputo ha confermato la condanna per questo addebito, assolvendo Gjigolli dal reato di rapina di cui pure rispondeva: da qui la lieve riduzione della pena. La difesa ha sostenuto che invece l'uomo non conosceva le intenzioni delle persone (armate) che trasportava. Anche perché in auto i cinque avevano sì parlato dell'omicidio - reazione a una lite tra la vittima e uno dei presunti killer - ma in un dialetto «zingaro» che Gjigolli, che è serbo, non capiva.
L'avvocato di parte civile, Riccardo Magarelli del Foro di Torino, che rappresenta i familiari del 18enne ucciso, ha sostenuto che l'omicidio era premeditato. Gli assassini si sarebbero messi d'accordo in momento precedente. Una qualificazione giuridica che fin qui non è passata, tanto che gli imputati hanno potuto accedere al rito abbreviato. A gennaio Roberto Ahmetovic, il cognato Jagovar e Rubino Sulejmanovic sono stati condannati a 18 anni di carcere e hanno poi rinunciato all'appello, ricevendo così una condanna definitiva a 15 anni. Gli ultimi due componenti del commando, tra cui il presunto esecutore materiale, sono stati arrestati dopo un periodo di latitanza dalla Squadra mobile coordinata dal pm Pasquale Addesso.
Hanno chiesto l'abbreviato, respinto da un primo gup che ha restituito gli atti alla Procura, per valutare l'ipotesi di premeditazione. Il pm ha riformulato la richiesta di immediato, senza modificare le accuse. Di nuovo la difesa ha chiesto l'abbreviato e di nuovo il gup dovrà decidere. L'udienza a gennaio.