
A tre mesi esatti dalle condanne del processo Doppia Curva che hanno decapitato le tifoserie di Inter e Milan arriva un altro pentimento. Dopo il capo ultrà nerazzurro Andrea Beretta, condannato a 10 anni anche per l'omicidio del rampollo di 'ndrangheta Antonio Bellocco di ormai un anno fa, almeno da maggio il suo braccio destro Mario Ferdico (che di anni se n'è presi otto) starebbe collaborando con i magistrati.
Secondo un verbale reso noto ieri, davanti al pm di Cremona Francesco Messina il tifoso 40enne si sarebbe attribuito una rapina a mano armata da 120mila euro del 2022, organizzata qualche giorno prima per raggranellare i soldi e comprare cocaina. La refurtiva - un orologio di lusso e cinque bracciali d'oro - sono stati smerciati per 15mila euro. La vittima sarebbe stato un facoltoso amico di Ferdico - difeso dai legali Jacopo Cappetta e Mirko Perlino, che negano il suo pentimento - che sarebbe stato pestato e derubato (con tanto di pistola puntata in faccia) fuori da un ristorante a Ripalta Cremasca il 10 giugno di tre anni fa in una trappola orchestata da Ferdico assieme a «un bulgaro mai identificato» e al basista Daniel D'Alessandro detto Bellebuono, arrestato in Bulgaria ad aprile nel filone della maxi indagine dei pm milanesi della Dda Paolo Storari e Sara Ombra e della Mobile che riguarda l'omicidio dello storico capo ultrà interista Vittorio Boiocchi, ammazzato a colpi di pistola il 29 ottobre 2022 sotto casa, nel capoluogo lombardo. È l'altro omicidio di cui si è intestato la paternità lo stesso Beretta, assieme proprio a Ferdico. Il killer sarebbe stato invece il 30enne D'Alessandro, difeso dall'avvocato Daniele Barelli, che per ora nega e non risponde.
Se gli interisti piangono, i milanisti non ridono. In attesa di capire se anche il capo ultrà rossonero Luca Lucci deciderà di pentirsi («Non succederà mai», dice chi lo conosce...), è tornato in cella uno dei suo più stretti collaboratori dentro il direttivo della Curva Sud Milano, Islam Hagag alias Alex Cologno. L'amico di Fedez è stato sorpreso da una volante l'altra sera sotto casa sua mentre «sparlava» del pm Storari (su cui sarebbe aperto un fascicolo a sua tutela a Brescia dopo alcune dichiarazioni del legale di Lucci Cappetta durante l'arringa difensiva) assieme a due sconosciuti, in violazione degli obblighi previsti dagli arresti domiciliari per la condanna in abbreviato a 3 anni e 8 mesi per associazione per delinquere e reati violenti.
Secondo la giudice Rossana Mongiardo la piazzata di Hagag dimostra «la sua incapacità di rispettare le regole e le prescrizioni imposte» e smentisce i giudici del Riesame che avevano deciso per la custodia a domicilio nonostante una precedente condanna a 1 anno e 4 mesi per aver aggredito un ultrà milanista fuori dallo stadio.
Eppure un altro indagato di lusso come il presunto sparatore dell'ex ultrà milanista Enzo Anghinelli, ovvero Massimiliano Mazzanti detto «Spara spara», era stato intervistato a casa da Klaus Davi senza che il giudice negasse i domiciliari al presunto membro del gruppo di fuoco guidato dal ras della Barona Nazareno Calajò.