
In legalese si chiama "doppia conforme". Si ha quando un imputato viene condannato, o assolto, nei primi due gradi di giudizio che prevede il nostro codice penale: il primo grado, in cui a decidere è il tribunale, e il secondo, in cui la palla è in mano alla corte d'appello. Fino a qualche tempo fa, ai tempi del delitto di Garlasco, anche se si era assolti per due volte di seguito, c'era un magistrato che poteva ancora ottenere una condanna: il procuratore generale, o uno dei suoi sostituti, che poteva presentare ricorso in Cassazione, cioè il terzo (e teoricamente definitivo), grado di giudizio.
Oggi non è più possibile, quantomeno non sempre. In primis, perché negli stessi giorni in cui Alberto Stasi veniva condannato dalla corte d'Assise d'Appello di Milano a 16 anni di carcere (sentenza poi diventata definitiva, appunto), la sezioni unite della corte di Cassazione stabilivano una nuova prassi giuridica. Un imputato assolto in primo grado, ma chiamato a essere giudicato nuovamente dai giudici d'appello, non poteva essere condannato senza "riaprire il dibattimento": ovvero senza riascoltare nuovamente i testimoni, quantomeno quelli decisivi. Come nel caso di Stasi. Un'altra sentenza, quella della sesta sezione della Cassazione (numero 39456/2023), ha ricordato che il "conforme esito assolutorio dei giudizi di merito" (due assoluzioni) rafforza la "presunzione di non colpevolezza" e, attestando l’esistenza del ragionevole dubbio, riduce i margini di impugnazione della pubblica accusa, limitati alla sola violazione di legge.
La prassi è poi diventata legge. Oggi, in caso di doppia assoluzione, cioè quando la sentenza di appello conferma per intero quella di primo grado che aveva assolto l'imputato, la procura generale può ricorrere in Cassazione, ma con dei limiti. Ovvero quando incorrano: violazione della legge, nullità del provvedimento, violazione dei principi costituzionali. Non è invece consentito alla pubblica accusa entrare nel merito della motivazioni della sentenza, muovendo "censure", come di solito si fa.
Oggi il ricorso è consentito solo in alcuni casi: quando il giudice ha esercitato una potestà riservata dalla legge a organi legislativi o amministrativi ovvero non consentita ai pubblici poteri, per inosservanza o erronea applicazione della legge penale o di altre norme giuridiche, di cui si deve tener conto nell'applicazione della legge penale, per inosservanza delle norme processuali stabilite a pena di nullità. Dunque oggi, Alberto Stasi, almeno dal punto di vista della verità giudiziaria, sarebbe innocente. E sarebbe fuori dalle mura del carcere.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.