
Quella di Enzo Tortora è ritenuta, a volte anche a torto, una storia paradigmatica: quando l’opinione pubblica trova impopolare una condanna, si torna a parlare di questa vicenda. Anche se Tortora, come scrisse Leonardo Sciascia, era una vittima reale di malagiustizia, non sempre tutti coloro che gli vengono accostati lo sono. Anche, se da quando venne ingiustamente arrestato, molte cose sono cambiate: il codice Rocco non c’è più, il peso dei “pentiti” è molto differente, sarebbe deontologicamente inaccettabile ritrarre una persona in manette. Ma chi è stato Enzo Tortora?
Da Primo Applauso a Portobello
“Compianto” è forse l’aggettivo che meglio riassume quanto fosse apprezzato il giornalista e conduttore. Enzo Tortora era al tempo stesso rigoroso, elegante, colto, ma anche nazionalpopolare, accogliente. Classe 1928, Tortora ebbe una formazione classica, musicale, teatrale e giuridica. Entrò nella Rai, all’epoca solo radio, a 23 anni, per poi andare in video nel 1956. La prima trasmissione a cui prese parte si chiamava Primo Applauso e fu seguita da molte altre fino al 1983 - con l’eccezione di due periodi di allontanamento dalla tv pubblica, in cui lavorò per la televisione svizzera o per il giornalismo di carta. Tra le sue trasmissioni più note e amate ci sono sicuramente La Domenica sportiva, Giochi senza frontiere e soprattutto Portobello - ma non disdegnò digressioni con Canzonissima e il Festival di Sanremo.
Portobello è probabilmente - anche per ragioni anagrafiche - la sua trasmissione più ricordata: un contenitore in cui giornalismo e varietà si incrociavano, quando ancora la parola anglofona infotainment non era giunta nel Belpaese. Portobello andò in onda dal 1977 al 1983, quando all’improvviso il giornalista venne arrestato.
Una grande ingiustizia
L’arresto di Enzo Tortora avvenne nella notte del 17 giugno 1983 e fu preceduto da una fuga di notizie: alcuni colleghi lo contattarono e lui, che ignorava quello che stava per avvenire, ci scherzò su, citando il comico Ugo Tognazzi, che nel 1979 era stato al centro di un celeberrimo scherzo de Il Male, uno scherzo in cui fu indicato come capo delle Brigate Rosse.
Tortora fu invece accusato per davvero di traffico di stupefacenti e associazione mafiosa. Erano stati in 19 tra alcuni camorristi, pregiudicati e imputati nel processo alla Nuova Camorra Organizzata ad accusarlo: pare che uno di loro in particolare, Giovanni Pandico, nutrisse rancore verso il giornalista, a causa dello smarrimento di alcuni centrini inviati a Portobello per essere messi all’asta. Tortora venne condannato nel 1985 a 10 anni di carcere, per poi essere assolto in appello nel 1986: gli accusatori furono poi sottoposti a un processo per calunnia.
Una scomparsa precoce
Nel 1987, pochi mesi prima dell’assoluzione definitiva in Cassazione, Tortora tornò in tv e riprese le redini di Portobello, ma per una sola stagione. Nell’autunno dello stesso anno iniziò la conduzione di Giallo, ma dovette interrompere le registrazioni: la sua salute, già minata in carcere, si era aggravata.
Tortora morì il 18 maggio 1988 per un tumore al polmone. Aveva 59 anni. Ancora oggi è considerato un membro nell’Olimpo dei grandi conduttori e divulgatori televisivi venuti a mancare, insieme a Corrado, Mike Bongiorno, Raffaella Carrà e Piero Angela.