"Ero paralizzata". Parla la studentessa vittima di stupro di gruppo a Milano

Il racconto della 20enne che subì violenza il 1 maggio 2021 durante una festa a casa di alcuni ragazzi poco più grandi di lei. È stata sentita per l'incidente probatorio nell'inchiesta della pm Maria Cardellicchio

"Ero paralizzata". Parla la studentessa vittima di stupro di gruppo a Milano

Gli ho detto che avevo sonno, di lasciarmi in pace (…) Mi sono proprio paralizzata, cioè ero immobile, non sapevo che fare”. Primo maggio 2021, appartamento di Milano, cinque ragazzi universitari fanno festa. È il compleanno di due di loro, il pentolone di sangria è pieno fino all'orlo, si organizza un gioco alcolico di moda tra i ragazzi, il “beer pong”. Lo scopo, come sempre in questi casi, è bere il più possibile.

C'è anche una 20enne, studentessa di medicina, al primo anno di università: per lei sono tutti sconosciuti tranne uno. Si organizza nel pomeriggio l'uscita al supermercato all'angolo, per comprare pizze e focacce. Il clima è buono e si scattano anche i selfie. Ma l'alcol in corpo è tanto. Di ritorno a casa scatta un bacio, in cucina, con uno dei due. Poi lei va in bagno con due di loro, c'è un primo rapporto. “Ho sentito come se si fosse oltrepassato un confine”, dirà lei. La 20enne, racconta lei stessa, va in una delle due camere, c'è un letto a castello con quello in basso che è grande una piazza e mezzo. Si stende sopra. “Stavo male, mi veniva da vomitare (…) sono andata a letto vestita”. A un certo punto arriva uno dei ragazzi. “Ha continuato a palparmi, baciarmi, continuava a insistere, a dire che non stava facendo niente (...) gli ho detto che avevo sonno e di lasciarmi in pace”. Dissenso pieno, spiega lei. Ma l'altro continua, chiama anche un amico. “Ero paralizzata...”.

Il resto finisce in una denuncia, formalizzata 10 mesi dopo, nel febbraio 2022. Nella stanza da letto, secondo la ragazza, che ha confermato il racconto nell'incidente probatorio davanti alla giudice Sofia Fioretta, due di loro abusano di lei. Un terzo, mentre questo accade, incita gli amici. “Mi ha detto: 'Dai faglielo, così poi dormiamo tutti”, conferma la 20enne al giudice. Un quarto, secondo il capo di imputazione, assiste alla violenza senza parteciparvi fisicamente. Su di lui, che una volta arrivato nella stanza si stende sul materassino, la ragazza dice: “La certezza che fosse addormentato non ce l'ho, però si è girato dall'altra parte e non l'ho sentito proferire parola, quindi credo che stesse dormendo”. Nella deposizione, in possesso del Giornale.it, ci si sofferma su alcuni passaggi chiave dell'inchiesta della pm Maria Cardellicchio. Ci sono alcuni elementi che non convincono la gip Fioretta, che punteggia il discorso con alcune domande.

In primis: la stessa giovane conferma che dopo la violenza torna a dormire con i ragazzi. Nello stesso letto. Lei, a domanda, spiega il motivo: “Avevo paura che andandomene via, cioè provando ad andare via, sarebbe successo ancora di peggio, non lo so, avrebbero provato a trattenermi ancora di più con la forza, quindi io ho pensato in quel momento che la cosa migliore fosse attendere che questa atrocità finisse poi nel momento in cui questi si fossero addormentati". E ancora: “Sono stata sveglia tutto il tempo (…) Aspettavo che ci fosse la luce per uscire, infatti verso le sei, sei e mezzo, quando ha iniziato ad albeggiare, sono corsa via”.

Ed ecco un altro passaggio: a un certo punto della festa nell'appartamento arrivano altre ragazze. Ma nonostante la 20enne avesse timore di quei ragazzi, tutti più grandi di lei di alcuni anni, decide di restare. “Non me ne sono accorta che sono andate, ho proprio un buco di memoria in cui a una certa non ci sono più, perché credo che andassero a un'altra festa”. Non solo. Potrebbe andare da un amico, che abita lì vicino, ma non si muove. Un paio di giorni dopo la giovane rivede uno dei ragazzi, quello che durante la violenza dormiva. “È stato lui a chiedermi di rivederlo, devo dire di avere sperato che mi avesse chiamato per chiedermi di vederlo, per parlare di quello che era successo”.

Si rivedranno ancora per qualche mese. Anche alla fine di maggio, quindi circa un mese dopo gli abusi, la giovane rivede la compagnia per una pizza. “Mi dà una spiegazione di questa cosa? A me sembra un po' strana no?”, chiede la gip. Lei risponde così: “Non so darle una spiegazione”. L'ultima domanda gliela pone uno dei difensori dei ragazzi, l'avvocato Giuseppe De Lalla. Le chiede perché la denuncia sia stata presentata dopo tanto tempo.

Stavo molto male psicologicamente – dice lei - come ripeto non ho dormito per mesi, e questo ha influenzato anche proprio la mia vita di tutti i giorni. Ho anche iniziato a soffrire di emicrania e sono... mi sa che me la terrò per sempre da quanto dice il mio neurologo, ero totalmente destabilizzata”.

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