
È una giostra che non risparmia più nessuno. Si è partiti da Andrea Sempio, il nuovo mostro, poi ci si è inoltrati in una selva oscura dove si mischiano frammenti di cronaca giudiziaria, gocce avvelenate di gossip e misteri dietrologici che spiegherebbero quel che cinque sentenze avevano già spiegato.
La presunzione di innocenza è finita in qualche canale, dalle parti di Garlasco, e sembra sprofondare ogni giorno di più.
Che si sappia, finora c'è un solo indagato, ma è come se fossero mille e per tutti vale la presunzione di colpevolezza. Perché Sempio telefonava a casa Poggi nei giorni precedenti l'omicidio? E perché i suoi amici non avevano messo a verbale che si chiamavano in quell'agosto maledetto, come peraltro fanno tutte le compagnie di ragazzi? E le gemelle Cappa? Ogni articolo, ogni trasmissione, ogni commento sottolinea che non sono indagate. Sì, sono le non-indagate più sospettate della storia criminale italiana.
Nessun rispetto, in un cocktail allucinogeno che mette insieme tentativi di suicidio, il tutore di Paola e le esternazioni di Stefania, e poi i loro rapporti non così angelici con Chiara e poi, poi si potrebbe proseguire per pagine.
C'è un carosello sventurato di personaggi, messi in croce per una parola che non coincide con la versione più o meno politically correct del caso. Ci sono intercettazioni, vecchie di diciotto anni, che vengono riproposte come fossero state carpite ieri.
C'è il santuario della Bozzola, con il contorno di scandali gotici e voci oblique che è diventato il teatro virtuale di qualunque nefandezza. Si sono persi i confini di questa storia, troppo grande per una provincia troppo piccola.
E c'è un circuito perverso fra apparati investigativi e sistema dell'informazione. Si muove il primo, sentenzia il secondo. E tutto si giustifica nel nome del sacrosanto diritto ad indagare, perché la verità ha la precedenza su tutto, e nell'altrettanto inscalfibile diritto a darne notizia, subito, perché l'opinione pubblica deve sapere.
Ma sapere che cosa?
Ora i sospetti hanno toccato anche la famiglia della vittima. I ruoli e le parti e le posizioni, teste o imputato, non contano più nulla. Interessa altro. Perché i Poggi non credono a Stasi? E perché difendono Sempio che invece ha il profilo perfetto per questo grande affresco dai colori medioevali?
Marco Poggi, che non è indagato ma è addirittura il fratello di Chiara, è stato sentito in simultanea con Stasi e Sempio. Gli esperti, o presunti tali, fanno a pezzi le sue dichiarazioni e sottolineano i passaggi ritenuti non convincenti. Di più, si mormora ormai di lei, di quella ragazza appartata le cui immagini sono diventate la colonna sonora delle nostre vite a tutte le ore.
Il tutto fra avvistamenti di supertestimoni, incursioni di influencer, ipotesi che si accavallano.
Bisogna dirlo, senza voler fare i maestrini di un moralismo spicciolo: la dignità di troppe persone viene calpestata ogni giorno senza ritegno. Si aspetta che qualche authority fra le tante di cui disponiamo batta un colpo.
E ci si chiede con sgomento dove siano finite tutte le leggi, le norme e i codici che dovrebbero fare da scudo e salvaguardare le nostre esistenze. La privacy è polverizzata, c'è solo la gogna che promette di andare avanti. E avanti ancora.