Assolto dopo 10 anni, tappezza la città di manifesti

Cadono le accuse di abuso d'ufficio e corruzione per Maurizio Bettazzi. L'ex esponente di Alleanza Nazionale ha acquistato tutti gli spazi pubblicitari di Prato con la sua foto e la frase: “Assolto, dopo dieci anni. Il fatto non sussiste”

Uno dei cartelloni affissi a Prato
Uno dei cartelloni affissi a Prato

Nei giorni scorsi è stato assolto con formula piena dai reati di abuso d'ufficio e corruzione contestatigli nel lontano 2013. E per festeggiare, ma anche per togliersi qualche sassolino dalla scarpa, ha acquistato la quasi totalità dei cartelloni pubblicitari di Prato tappezzando la città toscana di manifesti con il suo volto e la frase “Assolto, dopo dieci anni. Il fatto non sussiste”. Questa la curiosa iniziativa della quale si è reso protagonista il cinquantanovenne Maurizio Bettazzi, dirigente toscano dell'allora Alleanza Nazionale nonchè uno degli artefici della vittoria del centrodestra a Prato alle elezioni comunali del 2009, storica roccaforte della sinistra. Bettazzi divenne quindi presidente del consiglio comunale durante la legislatura guidata dal forzista Roberto Cenni, ma dieci anni fa decise di sua iniziativa di dimettersi. Alla base c'era un’indagine della procura di Prato che lo accusava di abuso di ufficio e corruzione (ipotesi di reato quest’ultima poi derubricata in induzione a dare o promettere utilità).

Un'odissea giudiziaria durata dieci anni

L'allora esponente di AN fornì allora, in qualità di mediatore creditizio, delle consulenze alla Banca di Credito Cooperativo e ad ASM, la partecipata comunale che gestiva il servizio rifiuti. Quest'ultima, all’epoca versava a quanto pare in difficoltà economiche ed era alla ricerca del rifinanziamento di alcune linee di credito. Gli inquirenti contestarono a Bettazzi una fattura da circa 3mila euro che ASM non avrebbe mai pagato e l'uomo scelse di fare un passo indietro (contro il parere del primo cittadino) per non esporre a suo dire la giunta a speculazioni o attacchi da parte dell'opposizione di centrosinistra. D'altro canto, avrebbe ribadito più volte di aver contribuito con il suo operato ad aver salvaguardato i 400 posti di lavoro dell'azienda partecipata, preservandoli sino alla successiva confluenza di ASM nell'attuale Alia (la partecipata interprovinciale, ndr). Un'odissea giudiziaria durata un decennio, chiusasi proprio qualche giorno fa. E che Bettazzi ha voluto festeggiare a modo suo.

Il commento di Bettazzi

"Ho sempre saputo di aver agito in maniera lecita, anche se ammetto che questi dieci anni sono stati "pesanti". Per me, ma anche e soprattutto per la mia famiglia. Anche per questo ho deciso di acquistare gli spazi pubblicitari, in modo che tutti i cittadini possano vedere l'esito del procedimento - ha commentato il diretto interessato, raggiunto telefonicamente - tornare in politica? Mai dire mai. Vedremo, adesso mi godo il momento". E in un post pubblicato sulla sua pagina Facebook, si è lasciato andare ad un'ultima considerazione. "Mi permetto di inviare un primo messaggio frutto della mia vicenda: bisogna sempre distinguere tra la "giustizia giudicante" e la "giustizia inquirente".

Dagli organi collegiali ho sempre ricevuto la conferma dell’inesistenza di qualsiasi delitto o reato ed ho la massima stima per il lavoro che hanno svolto, analizzando ed approfondendo le accuse anche quando non erano tenuti a farlo - ha scritto - lo stesso non posso dire di altri, per l’utilizzo della mia persona a mio avviso come “mezzo” unicamente da sfruttare per la visibilità ed opportunità di carriera".

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