
Lo scontro tra magistrati sul caso Garlasco non è solo una vicenda interna alla Procura di Pavia, con i vertici di oggi che sconfessano i vertici precedenti, quelli che avevano puntato e fatto condannare Alberto Stasi. Prima ancora che venisse riaperta l'indagine che ora ha nel mirino Andrea Sempio era stata la Procura della Repubblica di Milano a contestare i risultati raggiunti dai colleghi di Pavia e a indicare - già nel 2018 - gli stessi elementi che ora sono alla base dell'inchiesta bis, culminata nella scoperta delle impronte di Sempio sul luogo del delitto. La Procura di Milano segnalò a quella di Pavia le anomalie della vecchia indagine a carico di Stasi, indicò le tracce che portavano verso una pista alternativa. Ma Pavia archiviò tutto per la seconda volta.
A prendere in mano il «caso Garlasco» è nel 2017 uno dei magistrati più esperti della Procura di Milano, il procuratore aggiunto Alberto Nobili (nella foto). Sul suo tavolo approda un fascicolo che riguarda un aspetto laterale della vicenda: i pedinamenti denunciati da Giada Bocellari, difensore di fiducia di Alberto Stasi. Nobili prende la cosa sul serio, e per dare un senso a quanto sta investigando chiede ai carabinieri di Milano di ricostruire l'intera vicenda dell'uccisione di Chiara Poggi. L'indagine sulle attenzioni alla Bocellari non approda a risultati. Ma intanto sia Nobili che i carabinieri si sono fatti una idea precisa: nell'indagine che hanno portato alla condanna di Stasi ci sono lacune enormi. Piste inesplorate, come il Dna sulle unghie di Chiara. Alibi traballanti, come quello di Sempio. Il 6 settembre 2018 Nobili firma la sua richiesta di archiviazione dell'indagine sui misteriosi pedinatori della Bocellari, ma aggiunge: «In ultimo giova far presente che, per comprendere meglio i fatti e il terreno sul quale si indagava, si è proceduto ad una rilettura dell'intero fascicolo concernente l'omicidio di Chiara Poggi, riscontrando degli elementi che potrebbero non metter fine alla vicenda giudiziaria». I carabinieri di Milano sintetizzano gli elementi in una nota mandata al capo della Procura di Pavia, Mario Venditti. Non accade nulla.
Il 18 giugno 2020 il nuovo avvocato di Stasi, Laura Panciroli, sulla base del decreto di Nobili chiede a Venditti di riaprire l'inchiesta, come ha già fatto tre anni prima, indagando Andrea Sempio e poi archiviandolo. Stavolta Venditti apre il fascicolo non a carico di Sempio ma a carico di «ignoti», anche se l'appunto dei carabinieri ha chiaramente come oggetto l'amico di Marco Poggi, il fratello di Chiara.
Il 6 luglio la Procura di Pavia chiede ai carabinieri di Milano la relazione già inviata a Nobili, il 9 luglio i carabinieri la consegnano a Venditti, che il 29 luglio chiede nuovamente di archiviare tutto. Devono passare altri quattro anni perché i nuovi capi della Procura di Pavia ripartano dalla pista che Milano aveva indicato già nel 2020.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.