"Ha mentito e non prova dolore". Cosa faceva il killer mentre la compagna fuggiva dal rogo

Michael Pereira, fermato ieri dalla procura di Milano per l'omicidio di Sueli Leali Barbosa, avrebbe aggiustato mano a mano "la sua versione". E ha anche gettato discredito sulla vittima: "Era maniaca dell'ordine e spesso nervosa"

"Ha mentito e non prova dolore". Cosa faceva il killer mentre la compagna fuggiva dal rogo
00:00 00:00

"Ero incazzato perché io e lei discutevamo sempre. Lei mi diceva “cose pesanti”, mi offendeva. Mi diceva che non valevo niente e che non l’aiutavo. Invece non era vero. La bottiglia di vino bianco ed anche una di vino rosso sono rimasti dentro casa". Non solo ha mentito su tutta la linea, prima parlando di un malfunzionamento della caldaia, poi dell'uso di "candele" da parte della vittima e infine sostenendo di avere provocato l'incendio in modo accidentale a causa di un mozzicone di sigaretta gettato sul tappeto pulito con alcol e altri prodotti infiammabili. "Volevo fare un dispetto, non pensavo di provocare un incendio o di ucciderla". Ha anche poi cercato di gettare discredito sulla compagna: "Lei era una maniaca dell'ordine e discutevamo perché lei era spesso nervosa". E alla domanda se l'avesse mai picchiata ha detto: "No, era lei a picchiarmi. Una volta mi ha colpito alla testa con un portacenere, sempre per gelosia".

Non ha convinto gli inquirenti Michael Pereira, 45 anni, che è stato quindi fermato nella tarda serata di ieri per avere ucciso la sua compagna Sueli Leal Barbosa. La donna, 48 anni, brasiliana anche lei come l'indagato, è rimasta sostanzialmente "intrappolata" nella camera da letto dell'appartamento di viale Abruzzi 64 in cui viveva insieme a Pereira. E per sfuggire alle fiamme, non ha avuto altra scelta che lanciarsi dalla finestra del quarto piano, morendo quindi poco dopo per le ferite riportate nell'impatto. Mentre lei viveva i suoi ultimi momenti di vita nell'angoscia, l'uomo si trovava in un bar in via Plinio, all'angolo in viale Abruzzi, a bere una birra. "Uscendo ho notato che su viale Abruzzi all’altezza della mia abitazione c’erano dei lampeggianti blu intuendo che fossero della Polizia così mi sono recato sul posto". Anche se, come è stato ricostruito finora, sapeva perfettamente che cosa stava accadendo.

Il rogo, secondo la ricostruzione, sarebbe stato appiccato da Pereira nel soggiorno (lo avrebbe appiccato con un accendino o un altro strumento, forse anche i fiammiferi che la vittima teneva in borsa), e si sarebbe poi propagato in pochi minuti anche nella stanza da letto a causa "degli acceleranti" (i prodotti per la pulizia, ndr). Proprio la presenza di "acceleranti", rilevati dalle strumentazioni in uso ai vigili del fuoco, in particolare del nucleo investigativo, in due punti della casa, cioè nel soggiorno e in camera da letto, è un elemento da "approfondire" per la pm Maura Ripamonti che sta coordinando l'indagine sull'omicidio condotta dalla Squadra mobile di Antonio Iadevaia. Potrebbe essere la chiave per riconoscere anche la premeditazione, in quanto inducono a pensare che "si tratti di un’azione caratterizzata da un minimo di pianificazione e non frutto di un’azione d’impeto, per quanto sul punto siano ancora necessari approfondimenti". La individuazione degli "acceleranti", infatti, è "compatibile solo con un’azione dolosa e l’autore del fatto non può che essere l’indagato, non risultando la presenza di alcun altro soggetto".

L'imbianchino connazionale di 45 anni non avrebbe "manifestato alcuna forma di dolore o ancor meno resipiscenza". Sono stati i vicini, ma anche le amiche dalla vittima, a parlare di un rapporto "burrascoso" tra i due e a raccontare che proprio quella sera i due avevano litigato animatamente. A detta degli altri condomini del palazzo, non era la prima volta che tra i due scoppiavano discussioni: già un mese fa circa, infatti, nell'appartamento della coppia erano dovute intervenire le forze dell'ordine a dirimere una controversia nata per il folle senso di possesso dell'uomo. "È a questo punto ragionevole ritenere - conclude la procura di Milano - che egli, per ragioni di risentimento nei confronti della convivente, abbia deciso di appiccare il fuoco". Il fermo, dopo un lungo interrogatorio negli uffici della Questura, viene disposto per il pericolo di fuga - non ha un domicilio effettivo, né una sede lavorativa stabile - e il pericolo di reiterazione del reato, "tenuto conto delle gravità e della stessa crudeltà dell'azione, condotta nei confronti della convivente, nei cui confronti non ha manifestato alcuna forma di dolore o ancor meno resipiscenza".

Sueli Lean Barbosa, operatrice socio sanitaria all'Istituto dei tumori di via Venezian, lascia un bambino di 10 anni che proprio l'altra sera era andato a dormire a casa del padre biologico.

Nel palazzo, di sette piani, tutti gli abitanti del condominio sono stati evacuati per precauzione, ma nel pomeriggio di ieri, mentre i residenti di 12 appartamenti al momento sono stati diffidati dal rientrare in casa fino al ripristino delle condizioni di sicurezza, tutti gli altri hanno potuto far ritorno nelle loro abitazioni.

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica