Caso Mattarella, il mistero del guanto scomparso: l’ex prefetto Peritore si difende: "Ho fatto confusione"

Filippo Piritore, indagato con l'accusa di depistaggio in relazione alla nuova inchiesta sull'uccisione dell'allora presidente della Regione Sicilia, ha reso dichiarazioni durante l'interrogatorio preventivo

Caso Mattarella, il mistero del guanto scomparso: l’ex prefetto Peritore si difende: "Ho fatto confusione"
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All'indomani del suo arresto ai domiciliari con l'accusa di depistaggio nell'inchiesta giudiziaria sull'omicidio di Piersanti Mattarella, Filippo Peritore rende le prime parole davanti al gip di Palermo: "Io entro in uno stato di confusione e ansia. Avrò detto una cosa interpretata male. Mi protesto innocente. Probabilmente ero agitato quando ho detto quelle cose. Non so come è venuto fuori il nome di Lauricella, non so dirlo", dichiara l'ex prefetto nel corso dell'interrogatorio preventivo. Secondo l'ipotesi degli inquirenti, mentendo, Peritore avrebbe contribuito a far sparire le tracce del guanto in pelle rinvenuto nell'auto usata per la fuga da uno dei killer dell'allora presidente della Regione Sicilia e fratello maggiore dell'attuale Presidente della Repubblica.

"Io non ho occultato nulla qualcuno mi avrà detto di procedere in quel modo, forse i miei dirigenti dell'epoca. Io ho fatto solo il mio dovere", aggiunge Piritore proprio in riferimento a quello che accadde subito dopo l'assassinio di Mattarella il 6 gennaio 1980 a Palermo. "Ai tempi ero alla sezione rapine, il mio superiore era il dottor Contrada, ma non avevo rapporti personali con lui - ha sottolineato l'ex poliziotto 75enne agrigentino, allora in forza alla Squadra Mobile di Palermo -Il 6 gennaio (giorno del delitto, ndr) sono stato contattato a casa e mi sono recato sul posto dove era stata trovata l'autovettura. Non ricordo chi c'era, ma qualcuno era già lì".

Negli atti depositati negli anni e in dichiarazioni rese ai pm nel 2024, il funzionario aveva affermato di avere consegnato il guanto a un agente della Scientifica, che però lo ha smentito, e successivamente all'allora pubblico ministero Piero Grasso, il quale ha sempre negato di avere ricevuto il reperto. Piritore avrebbe poi indicato un ulteriore destinatario, il poliziotto Lauricella. Ma all'epoca nessun Lauricella risultava in servizio alla Scientifica. Eppure, quel guanto c'era, come lo dimostrano le fotografie scattate quel giorno. Ma dove sia finito e chi abbia distrutto l'unica prova che avrebbe portato al nome dell'assassino rimane ancora un mistero. Sono in corso tutti gli accertamenti del caso.

Piritore ha percorso tutta carriera professionale nella polizia di Stato. È entrato nell'amministrazione dell'Interno a fine anni '70 lavorando nelle questure di Palermo e Ragusa. Dal 1985 al 2000 ha lavorato alla questura di Roma, dov'è stato a capo dei commissariati di Pubblica sicurezza Esposizione, Prati e Trevi. Nel 2001 è stato nominato dirigente superiore dal dipartimento di pubblica sicurezza e poi assegnato a Macerata.

È stato questore a Caltanissetta e quindi a L'Aquila, nel 2009, l'anno del terremoto, per poi andare a ricoprire l'incarico a Genova nel gennaio 2010. Nel 2011 ha lasciato Genova ed è stato posto in disponibilità con incarico del dirigente generale di pubblica sicurezza e a dicembre è stato nominato prefetto a Isernia, prima di andare in pensione.

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