Qatargate

Qatargate, Eva Kaili: "Sono un trofeo, ma continuerò a fare politica"

A fare visita all’ex vicepresidente del Parlamento europeo, accusata di corruzione, è stata Deborah Bergamini, deputato di Forza Italia che ha raccolto le parole dell'esponente politico greco dopo oltre tre mesi di carcere

Qatargate, Eva Kaili: "Sono un trofeo, ma continuerò a fare politica"
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"Quando questa storia finirà io voglio ricominciare a fare politica". L'ex vicepresidente del Parlamento europeo Eva Kaili, che ha una figlia due anni, è in carcere da oltre tre mesi con l'accusa di corruzione nell'ambito del cosiddetto Qatargate, e in cella si è messa a studiare francese e olandese. E mentre ribadisce la sua innocenza, fa sapere che ha intenzione di andare avanti a fare politica nonostante tutto. "Non mi sento una vittima, mi sento un trofeo", sono le sue parole. La parlamentare greca è stata arrestata insieme ad altre otto persone, tra cui il compagno Francesco Giorgi, assistente parlamentare che a Bruxelles aveva lavorato con l’ex deputato europeo Antonio Panzeri. "È stato molto manipolativo con il mio compagno", commenta Kaili.

La visita in carcere

“Nelle prime sei settimane mi è capitato di pensare al suicidio. Più volte. Poi è scattato qualcosa”. L’ex vicepresidente del Parlamento europeo ha raccontato il suo stato d’animo a Deborah Bergamini, deputata di Forza Italia e membro della delegazione italiana all’assemblea parlamentare del consiglio d’Europa che è andata a trovarla in carcere. Come riporta il Corriere della Sera, Kaili si è aperta con la collega, l’unica che ha avuto la sensibilità di farle visita in cella. “Grazie per essere venuta a trovarmi – ha detto la detenuta alla Bergamini – apprezzo il suo coraggio. Lei è la prima parlamentare che viene qui in carcere per vedere come sto. Finora non è venuto nessuno. Nessuno dal mio partito, nessuno dalla mia Grecia”.

L’accusa degli avvocati di Kaili

D’altro canto erano giunte anche notizie poco piacevoli dal carcere. I legali dell’ex vicepresidente del Parlamento europeo avevano accusato i dirigenti della casa circondariale di aver lasciato la loro assistita senz’acqua per lavarsi, in una cella fredda e sempre illuminata, di giorno e di notte. Poi, con il passare dei giorni, sembra che le cose siano andate meglio. Adesso Kaili non si lamenta più del trattamento ricevuto in carcere, anche se resta ferma sulle sue posizioni. “Sono innocente – ha detto all’esponente di Forza Italia – lo dimostrerò. Ma non mi sento una vittima, mi sento un trofeo. Nei miei confronti è in atto una persecuzione politica di cui fa parte un pregiudizio che comunque c’è nei confronti dei parlamentari e dei politici del Sud Europa”.

Le indagini

Intanto, a fine aprile i giudici decideranno se prolungare o meno la detenzione preventiva in carcere. Kaili teme che la permanenza prolungata in cella possa creare grossi disagi alla figlia di due anni avuta proprio con Giorgi, il quale, nel frattempo, è agli arresti domiciliari. L’ex vicepresidente del Parlamento europeo può vedere la bambina solo due volte al mese e questa restrizione la sta logorando. “I crimini contestati sono gravissimi – ha commentato Bergamini – e se sarà dichiarata colpevole dovrà pagare. Ma la presunzione d’innocenza è inalienabile e deve valere per tutti, anche per i politici.

Altrimenti vengono in mente periodi bui della nostra storia”.

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