Non c'è reato nelle rappresentazioni e nelle canzoni del gruppo musicale P38, noto per i testi violenti che richiamano le Brigate rosse e il terrorismo degli Anni di Piombo. Lo ha stabilito il tribunale di Torino, archiviando la posizione della band su espressa richiesta dei pm, in ragione del principio introdotto dalla riforma Cartabia, secondo la quale non si procede in assenza senza "una ragionevole prognosi di condanna". Nello specifico caso si è ritenuto che pur in presenza dei testi provocatori, non fosse possibile sostenere in giudizio che la condotta della band superasse la soglia della mera espressione artistica per configurare un vero e proprio reato.
Nel dispositivo si legge che "il contenuto della canzone non contiene espressioni offensive in senso tecnico nei confronti di Aldo Moro ('presidente mi sembra stanco, la metto dentro una Renault 4') ma si limita a rievocare (in modo eticamente spregevole) la tragica uccisione senza attribuire alla vittima qualità negative". Il gruppo ha ovviamente festeggiato la decisione di archiviazione scendendo anche nei dettagli con i loro follower e spiegando che "per arrivare a una condanna, l'accusa avrebbe dovuto dimostrare che tra le parole degli indagati e la messa in atto di atti di terrorismo da parte di terzi ci fosse un potenziale nesso causale diretto. Bisognava mostrare l'esistenza di un sottile filo rosso tra dischi, concerti, rapimenti e attentati". E a fronte di questo, nel gruppo P38, che richiama l'arma più comune tra i manifestanti degli Anni di Piombo, si è fatta largo anche una certa compiacenza al vittimismo quando accusano che l'accusa penale nei loro confronti "sia stata di natura squisitamente politica e, quindi, repressiva". E aggiungono che non vogliono certo sembrare le uniche vittime perché, dicono, "in questo Paese la repressione colpisce quotidianamente i singoli e organizzazioni, che talvolta hanno meno fortuna di noi".
Chissà cosa penserebbe oggi la figlia di Aldo Moro, scomparsa nel 2024, di questa decisione. Lei che fece partire l'azione penale con la sua denuncia, alla quale fece seguito anche quella del figlio del professore Marco Biagi, ucciso dalle Nuove Brigate Rosse.
Ed è proprio questo il titolo di una delle canzoni del gruppo P38, che in quel brano canta "Porco D** sempre, polizia bang bang / Siamo le nuove BR, siamo le nuove BR / Morte al Pm, in banca copro la faccia / T'ammazzo poi abbraccio tua mamma". Intanto, ora che il processo è finito prima di iniziare, il gruppo ha annunciato un concerto il prossimo aprile all'Alcatraz di Milano. La locandina? Un tripudio di gesti "P38" con le dita.