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Mafia Capitale, Salvatore Buzzi torna libero

La scarcerazione è legata ad un provvedimento della Cassazione che definito illegittimo l’ordine di esecuzione del suo arresto. Deve scontare ancora 5 anni di pena

Mafia Capitale, Salvatore Buzzi torna libero
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Il ras delle coop romane Salvatore Buzzi, coinvolto nell'inchiesta su "Mafia Capitale" e in seguito condannato, torna in libertà. Da un anno circa era detenuto nel penitenziario di Catanzaro.
La sua scarcerazione, come riferiscono alcune fonti della difesa, giunge dopo un provvedimento della Cassazione che ha giudicato illegittimo l'ordine di esecuzione di arresto. Da qui la scarcerazione, disposta dalla Corte d'Appello di Roma e della Procura generale.

Le difese hanno trenta giorni di tempo per chiedere al tribunale di sorveglianza di Roma la misura alternativa dell'affidamento terapeutico per Buzzi, che dovrebbe scontare ancora circa cinque anni.

L'arresto era scattato nella tarda serata del 30 settembre 2022, a Lamezia Terme (Catanzaro), eseguendo un ordine di carcerazione emesso dalla Procura generale di Roma dopo che la Cassazione aveva reso definitiva la condanna (a 12 anni e 10 mesi) per associazione per delinquere, corruzione, turbata libertà degli incanti e trasferimento fraudolento di valori.

La Cassazione aveva confermato le condanne a 10 anni di reclusione per l’ex Nar Massimo Carminati e a 12 anni e 10 mesi per Salvatore Buzzi, ex ras delle cooperative.

Una vita turbolenta, poi il riscatto

Nato a Roma il 15 novembre 1955, di umili origini, si mette nei guai ben presto rubando assegni dalla banca in cui era impiegato. Ricattato da un suo complice, Buzzi il 26 giugno 1980 lo uccide a coltellate. Insospettabile, verrà incastrato da una macchia di sangue nella sua auto. Viene condannato a trenta anni di carcere. Dietro le sbarre, detenuto a Rebibbia, compie un percorso di riscatto: si laurea (è il primo carcerato in Italia a raggiungere tale obiettivo) e lavora come bibliotecario. Nel 1984 con altri detenuti organizza un convegno sulla situazione carceraria in Italia. Si mette in luce per un intervento, ricevendo gli elogi di autorevoli esponenti del Pci (Stefano Rodotà e Luciano Violante). Pena ridotta a 14 anni e 8 mesi, continua ad essere attivo nell'organizzazione di eventi sui problemi dei detenuti. Tra condoni, indulto e altri sconti di pena, alla fine trascorre dietro le sbarre sei anni, altri due in semilibertà e un anno e mezzo in libertà condizionata. Nel giugno 1994 ottiene la riabilitazione. Nel frattempo continua a lavorare nel mondo delle cooperative sociali, legate al mondo della sinistra, in cui si è lanciato a partire dal 1985. Si è occupato di business molto reditizzi, quali la raccolta dei rifiuti e l'accoglienza degli immigrati, arrivando a fatturare 60 milioni l'anno. Dal 1994 gli vengono assegnati diversi appalti grazie alle amministrazioni di Francesco Rutelli e di Walter Veltroni.

L'arresto per Mafia Capitale

ll 3 dicembre 2014 Buzzi viene arrestato nell'ambito dell'inchiesta Mafia Capitale. Con lui in carcere finiscono anche Massimo Carminati, considerato il capo del sodalizio, e altre 35 persone. Per gli inquirenti Buzzi tramite la cooperativa "29 giugno" avrebbe distratto ingenti somme di denaro per sé e i suoi sodali. L'inchiesta tentò di fare luce sulle infiltrazioni criminali nella Capitale, tra politica, imprese e istituzioni, attraverso un sistema ben oliato di corruzione volto a ottenere appalti e finanziamenti pubblici dal Comune di Roma e dalle aziende municipalizzate. Condannato a 19 anni di reclusione dal tribunale ordinario di Roma, la corte di appello nel settembre 2018 riduce la pena a 18 anni e 8 mesi, riconoscendogli il reato di associazione di stampo mafioso.

La Cassazione il 22 ottobre 2019 ha annullato l'aggravante mafiosa a carico degli imputati, riconoscendo due distinte associazioni "semplici": quella riconducibile a Carminati e quella riferita a Buzzi. Gli sono stati concessi i domiciliari.

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