Raggiri sull'accoglienza migranti, chiesto il rinvio a giudizio anche per "lady" Soumahoro

La procura di Latina ha chiesto il rinvio a giudizio per la moglie del deputato Aboubakar Soumahoro, oltre che per altre cinque persone (fra le quali alcuni parenti della donna). Gli inquirenti contestano loro irregolarità nella gestione dell'accoglienza migranti (tramite le coop delle quali erano al vertice) e mancati pagamenti ai lavoratori

Raggiri sull'accoglienza migranti, chiesto il rinvio a giudizio anche per "lady" Soumahoro
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La procura di Latina ritiene che le spiegazioni fornite dagli indagati non reggano e che le prove sulla maxi-evasione fiscale compiuta con le cooperative per l’accoglienza dei migranti di cui questi ultimi erano al vertice siano piuttosto solide. E con queste premesse, è stato dunque chiesto nelle scorse il rinvio a giudizio per sei persone, fra le quali spicca Liliane Murekatete, moglie del deputato Aboubakar Soumahoro. Questo è quanto riportato dal quotidiano La Repubblica, facendo il punto sulle indagini che riguardano anche altri familiari della donna nonché parenti acquisiti dell'ex-esponente di Alleanza Sinistra e Verdi: si tratta della suocera Marie Therese Mukamitsindo e dei cognati Michel Rukundo e Richard Mutangana, oltre ai loro collaboratori Ghislaine Ada Ndongo e Christine Ndyanabo Koburangyira. Anche per queste cinque persone è stato chiesto il rinvio a giudizio. Agli indagati erano già state applicate anche misure interdittive ed era stato sequestrato un totale di oltre 650mila euro.

Il sistema messo in piedi dai parenti di Soumahoro sopracitati (e da chi collaborava con loro) sarebbe stato definito dagli investigatori come “connotato da rilevanti opacità nella gestione”, con fondi ingenti destinati alle coop “in parte non rendicontati, in parte utilizzati per scopi apparentemente estranei allo scopo sociale e in parte destinati ad utilizzi anche all'estero e allo stato non chiariti". Sempre secondo chi indaga, l'evasione fiscale sarebbe stata realizzata utilizzando fatture false per operazioni inesistenti. E i soldi che servivano per i migranti sarebbero stati utilizzati anche per altri scopi che non avevano niente a che fare con l'accoglienza: alcune risorse economiche sarebbero ad esempio state dirottate in Africa, dove Rukundo avrebbe aperto un resort. Sotto la lente d'ingrandimento della procura è finita anche l'Associazione Jambo Africa, con tre degli indagati che si sarebbero succeduti dal 2014 nel ruolo di legali rappresentanti (Koburangyira, Ada Ndongo e Mutangana). Il sospetto è che l'associazione in questione fosse stata creata per fornire manodopera alla cooperativa Karibu (al cui vertice stava la suocera di Soumahoro, a quanto pare) secondo schemi di esternalizzazione ritenuti illegali.

E che venisse utilizzata “in un meccanismo fraudolento di fatturazione di operazioni inesistenti per giustificare poi le uscite di denaro che Karibu aveva l’obbligo di rendicontare nell’ambito dei progetti Sprar e Cas”, stando a quanto riporta la testata online LatinaToday. Sempre secondo la stampa pontina, agli indagati viene inoltre contestato il mancato pagamento denunciato da alcuni lavoratori impiegati nelle cooperative Karibu e Consorzio Aid.

E per quest'ultimo motivo, Uiltucs ha a quanto pare esternato la volontà di costituirsi parte civile nell'ambito dell'eventuale processo. Dovrà a questo punto essere il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Latina, il prossimo 6 ottobre, a decidere se disporre o meno il rinvio a giudizio. A breve dovrebbero quindi esserci novità.

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