
Non sono finite le vicissitudini giudiziarie per Alessandro Profumo, ex presidente del Monte dei Paschi di Siena nella fase in cui la gloriosa banca cercava in qualche modo di risollevarsi dalle conseguenze della gestione Mussari. Finora Profumo è sempre uscito assolto dalle accuse che gli sono state rivolte, ma oggi viene nuovamente rinviato a giudizio per falso in bilancio: a emettere il provvedimento, che accoglie la richiesta della Procura della Repubblica, è il giudice preliminare del tribunale di Milano Fiammetta Modica. Insieme a Profumo verrà processato l'ex amministratore delegato Fabrizio Viola. Il processo inizierà a metà del prossimo ottobre davanti al tribunale milanese.
La lunga e contorta vicenda processuale ha visto la stessa Procura di Milano convinta della estraneità dei due manager, per i quali è stata chiesta più volte l'archiviazione che però è stata respinta dai giudici. Così Profumo e Viola hanno affrontato due serie di processi, conclusi entrambi con l'assoluzione. Unico filone sopravvissuto, quello che arriva oggi al provvedimento di rinvio a giudizio, relativo all'inserimento nei bilanci dal 2014 al 2017 di crediti "deteriorati", ovvero quasi inesigibili, valutati come se potessero venire recuperati: una operazione di maquillage destinata, secondo la denuncia dei piccoli azionisti guidati da Giuseppe Bivona, a occultare lo stato vicino al collasso dei conti reali della banca.
Anche nell'udienza di oggi la Procura non ha usato la mano pesante nei confronti dei due imputati, sottolineando una recente svolta di un filone collaterale: il procedimento per falsa perizia a carico dei due consulenti della Procura di Milano, Roberto Tasca e Lara Castelli, accusati (anche da un sostituto procuratore generale milanese, Gemma Gualdi) di avere descritto in modo troppo compiacente lo stato di salute di Mps, si è concluso con una richiesta di archiviazione, in attesa di essere valutata dal giudice preliminare. "Tasca e Castelli sono stati riabilitati - ha detto in sostanza oggi la Procura - e questo signfiica che le loro valutazioni non erano così generose".
Comunque si andrà a processo, anche se con un ventaglio di accuse destinato a essere assottigliato
dalla prescrizione. "È comunque una decisione importante - dice Bivona - perché si andrà al processo per il bilancio 2015, l anno in cui la Bce ha riconosciuto che mancavano 7 miliardi e 250 milioni di svalutazioni".