"Niccolò Ciatti ucciso senza crudeltà". Quella sentenza che sa di beffa

Escluse le aggravanti della crudeltà e dei futili motivi nella condanna a 23 anni per il ceceno Rassoul Bissoultanov, latitante da un anno dopo avere ucciso il giovane in un locale di Lloret de Mar nel 2017

Rassoul Bissoultanov, il ceceno condannato per l'omicidio di Niccolò Ciatti
Rassoul Bissoultanov, il ceceno condannato per l'omicidio di Niccolò Ciatti
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Il giovane toscano Niccolò Ciatti, massacrato di botte in un locale di Lloret de Mar nel 2017, fu ucciso senza crudeltà. È pur vero poi che probabilmente il suo assassino agì per futili motivi, ma si tratta solo di una supposizione che non è possibile dimostrare oltre ogni ragionevole dubbio. Queste, sulla base di quanto riportato dalla stampa toscana, le motivazioni con cui i giudici della Corte d'Appello di Roma hanno confermato la condanna a 23 anni di reclusione per omicidio volontario inflitta in precedenza a Rassoul Bissoultanov. La procura aveva chiesto l'ergastolo, con l'imputato che risulta peraltro latitante da oltre un anno a dispetto del mandato di cattura internazionale pendente sulla sua testa. E proprio su questi ultimi due punti si è focalizzato Luigi Ciatti, il padre della vittima, non nascondendo il proprio disappunto per il verdetto.

Anche perché non sono state riconosciute le aggravanti: l'aggravante della crudeltà è stata ritenuta insussistente dalla Corte perché "la condotta aggressiva dell'imputato, iniziata con un pugno al volto, si è esaurita con il calcio alla tempia che ha cagionato la morte del Ciatti". Si sarebbe quindi trattato di una violenza "non eccedente rispetto alla normalità causale, senza che allo stesso siano state inflitte ulteriori e inutili sofferenze". Alla fine è però caduta anche l'aggravante dei futili motivi, in buona sostanza perché non è stato possibile risalire con certezza alle ragioni alla base del diverbio fra Ciatti e Bissoultanov. "Pur riconoscendo che la successiva condotta tenuta dall'imputato è improntata ad incongrua violenza, ogni supposizione, per quanto verosimile, non è sufficiente ad integrare la contestata aggravante", si legge sempre nelle motivazioni. E resta infine il nodo legato alla latitanza di Bissoultanov. Lo straniero, all'epoca dei fatti ventiquattrenne, fu arrestato sul territorio spagnolo nell'agosto del 2017 e rimesso in libertà dopo poco meno di quattro anni.

Dopo essere stato scarcerato, lasciò Girona e venne in seguito arrestato in Germania, per poi essere estradato in Italia. Nel dicembre del 2021 la Corte d'Assise di Roma lo scarcerò però per un difetto di procedura, accogliendo le istanze della difesa. E dopo aver fatto ritorno nella penisola iberica, Bissoultanov ne ha approfittato per fuggire. Nel frattempo la Cassazione aveva annullato l'ordinanza di scarcerazione emessa dalla Corte d'Assise, ma l'assassino sembra ormai aver fatto perdere le proprie tracce. "Non riesco a capire perché non sono state riconosciute le aggravanti. Bissoultanov è libero, e nessuno lo cerca.

Questo è il peggio che poteva capitare in un processo del genere - il pensiero di Luigi Ciatti, riportato dal quotidiano Il Tirreno - il modo in cui è stato liberato in Italia mi lascia perplesso e amareggiato al massimo. L'impressione è che non si arriverà mai ad avere una pena che sarà scontata dall'assassino".

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